Contemporanea della porta Liviana, alla quale assomiglia per dimensioni e caratteristiche costruttive, è attribuita anch'essa a Sebastiano Mariani da Lugano. È collocata lontana dal preesistente sbocco del borgo Santa Croce verso il Bassanello, deviando e allungando il percorso di più di 200 m, per motivi di controllo e sicurezza interna, ma forse anche per dividere a metà, con un punto forte, la distanza tra i torrioni dell'Alicorno e di Santa Giustina: ciò che sarà compiutamente realizzato solo nel 1554 con la costruzione del vicino baluardo.
Rispetto alla più severa porta Liviana, la porta di Santa Croce presenta una composizione architettonica più elaborata. Un ordine ionico gigante, realizzato con lesene in trachite che fungono anche da rinforzi angolari dell'edificio, sostiene la cornice di coronamento, sormontata solo dal parapetto curvo della terrazza con le feritoie. Un più appariscente motivo classico dell'arco trionfale, realizzato con la bianca pietra istriana, campeggia isolato nella porzione centrale delle facciate contrapposte. La tripartizione verticale è ottenuta da due ordini di lesene, delle quali quelle esterne appaiono un po' sperdute nel campo murario laterizio, mentre quelle centrali sono unite cromaticamente all'arco centrale mediante un omogeneo rivestimento in pietra d'Istria.
Al centro dell'architrave esterno è incisa la scritta commemorativa del prefetto Giuliano Gradenigo e la data 1517, mentre sui fregi esterno e interno è scolpita la dedica Sancte Crucis. Alle due estremità dell'attico, entro l'ordine binato, sono inserite due finestre sul fronte esterno, e due nicchie su quello interno. Sulla facciata verso città sono inserite le statue di San Prosdocimo e San Girolamo. Al cento dell'attico esterno al posto del leone abbattuto, una scritta ricorda l'ingresso a Padova di Vittorio Emanuele II nel 1866. I due passaggi per i sostegni del ponte levatoio tagliano verticalmente fregio, attico, cornici e parapetto. La fessura del levatoio pedonale è invece a sinistra dell'arco.
Lo spazio interno è un quadrato di 9 m di lato, sormontato da una volta a botte. Una porta sul fianco interno orientale si apre su una scala ricavata nello spessore murario che conduce al piano della copertura. In origine nessuna delle porte di Padova aveva l'attuale tetto a spioventi che fu aggiunto successivamente quando venne meno l'utilità militare delle piazze di tiro sopra le porte. La sala della piazza superiore è oggi occupata da una cabina di trasformazione dell'illuminazione pubblica.
Il ponte esterno alla porta è il più lungo del fronte bastionato, data la sua vicinanza col grande baluardo di Girolamo Sanmicheli. È composto di quattro arcate grandi, due piccole e da quella più stretta corrispondente al ponte levatoio. Purtroppo è in gran parte interrato.
(testo tratto da A. Verdi, Porte, bastioni, cortine, in G. Mazzi, A. Verdi, V. Dal Piaz, Le Mura di Padova, Il Poligrafo 2002, con integrazioni)
(testo tratto da A. Verdi, Porte, bastioni, cortine, in G. Mazzi, A. Verdi, V. Dal Piaz, Le Mura di Padova, Il Poligrafo 2002, con integrazioni)
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La facciata esterna
La facciata interna
Il fianco nord-est
Gli interni
Il ponte e l'alicorno