Le mura cinquecentesche di Padova si conservano sostanzialmente intatte fino agli inizi dell'Ottocento. Rimaste probabilmente incomplete in molte loro parti già nel Cinquecento, causa la diminuita importanza strategica della città rispetto alla posizione dei confini della Serenissima, che rendeva inutile ogni ulteriore spesa per il loro completamento o rafforzamento, non verranno coinvolte in alcun evento bellico e saranno soggette soltanto al normale degrado causato dal tempo, rallentato da normali opere di manutenzione, che riguardano non solo gli apparati murari propriamente detti, ma l'intero sistema bastionato, ivi comprese le fosse e il guasto, la spianata di un miglio tutto attorno al perimetro della città.
Nel corso del Settecento importanti interventi interessano, non tanto le mura, quanto le opere che le mettono in relazione alla rete dei canali che circondano e attraversano la città. Vengono separati i corsi del Piovego e del canale San Massimo - Roncajette, viene modificato il ponte delle grade di San Massimo e vengono aggiornate le porte Contarine. Nella seconda metà del Settecento si sostituiscono i ponti in legno davanti alle porte con ponti in pietra.
Con la caduta della Repubblica di Venezia inizia il vero declino delle mura, che già con l'arrivo delle truppe francesi subiscono un primo grave sfregio: la distruzione dei leoni marciani collocati su porte e bastioni (ne sono stati recuperati solo pochi resti). Con il ripiegamento dei francesi nel 1801 subiscono un danneggiamento ben maggiore, le cui conseguenze sono tuttora visibili e sono causa di buona parte dei problemi che le mura oggi presentano: i bastioni del fronte occidentale vengono minati e fatti saltare, per renderli inservibili.
Altre manomissioni, questa volta "pacifiche", seguiranno a partire dall'acquisto delle mura dal demanio da parte del Comune di Padova, nel 1882. Acquistate non tanto per essere salvaguardate, quanto per poterle utilizzare per uso pubblico, subiscono interventi anche radicali: interi tratti vengono rasi al suolo per essere utilizzati come strade, o come viali per il pubblico passeggio, alcuni bastioni divengono giardini pubblici, i terrapieni vengono in buona parte eliminati per costruire edifici di pubblico interesse (scuole o case popolari) sui terreni così liberati, altri edifici pubblici vengono costruiti sugli stessi bastioni, come le scuole all'aperto o la clinica per la cura delle malattie polmonari, o ancora il serbatoio dell'acqua a Codalunga.
Vengono aperte numerose brecce nella cortina per agevolare la circolazione stradale e vengono progressivamente invasi gli spazi esterni, fino a far quasi del tutto scomparire la fossa.
La consapevolezza della necessità di salvaguardare quanto resta delle mura è acquisizione relativamente recente, del secondo dopoguerra, e non è priva, neppure oggi, di incertezze, contraddizioni e ambiguità.
Le pagine di questa sezione (vedi il menu a sinistra) documentano e illustrano in dettaglio le trasformazioni subite dalle mura rinascimentali di Padova nel corso dei quasi cinque secoli successivi alla loro costruzione.
Il capitolo Le mura fra Ottocento e Novecento della Storia in breve offre una panoramica concisa dei principali interventi, corredata di foto d'epoca.
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