Comunicato Stampa - 20 ottobre 2006
Sul restauro del Torrione di Santa Giustina
In riferimento alle recenti polemiche nate intorno al giustamente contestato, pesante intervento sul Torrione Santa Giustina, nell’interesse della completezza e correttezza dell’informazione, l’Associazione Comitato Mura di Padova intende ribadire che il progetto dell’ottobre 2001, ora in via d’ultimazione, è stato ripetutamente criticato dalla nostra associazione presso le sedi competenti, nello svolgimento dei propri compiti d’istituto, convenzionati con l’ente pubblico.
Nel febbraio 2002 sono state richieste informazioni e documentazione all’Amministrazione comunale e, nel successivo luglio, l’associazione ha ritenuto che “l’analisi dello stato attuale degli spazi ipogei – come appare dalle tavole del progetto definitivo – non sia sufficiente a giustificare le parti di nuova costruzione. Oltre al fatto che non è culturalmente ammissibile operare aperture arbitrarie che modificano il significato del manufatto, se poi venisse confermata l’autonomia delle due casematte, non risulterebbe corretto collegare due unità nate distinte. Stupisce, tuttavia, che di fronte a venti bastioni e undici chilometri di cortina muraria cinquecentesca, in una situazione generale di degrado e talora di crollo, ove l’unico intervento pilota di analisi e restauro del baluardo S. Croce è stato iniziato ma non concluso, permanga un atteggiamento volto al singolo episodio in luogo di un piano complessivo e metodologicamente condivisibile, da graduare nel tempo, che affronti prima la conservazione, individuando le precedenze, poi il restauro e solo dopo, sulla base delle esperienze accumulate, gli eventuali interventi che comportino l’aggiunta di nuove opere reversibili. La prima finalità, comunque, nel campo del riutilizzo non può che essere la lettura e la comprensione del monumento.”
Già allora il Comitato Mura si riservava di "esprimere ulteriori giudizi dopo un sopralluogo e i necessari approfondimenti su quanto prodotto” che, tuttavia, la passata amministrazione non ha reso possibili.
Mentre nel sopralluogo convocato il 9 febbraio 2005 dalla nuova amministrazione l’associazione ha manifestato il suo profondo dissenso sulla metodologia d’intervento ricostruttivo dell’incamiciatura esterna, nei due successivi del 2006, a lavori praticamente conclusi, non si è potuto che ribadire quanto già segnalato in precedenza, stigmatizzando anche l’impossibilità di traguardare verso l’esterno dalla sommità del torrione, specifica caratteristica di ogni struttura difensiva, a causa dell’altezza del parapetto in terra armata di discutibile invenzione.
A tutt’oggi non è ancora chiarita l’originale posizione dell’accesso alla casamatta meridionale.
Ricordiamo che il torrione di Santa Giustina appartiene alla prima fase costruttiva del fronte bastionato di Padova, impostato dal capitano generale dell’esercito veneto Bartolomeo d’Alviano nella seconda decade del Cinquecento. Ha pianta circolare, con un diametro di quasi 57 metri. La base cilindrica è scarpata, col piede più largo della sommità, fino al cordone lapideo alto un piede, oltre il quale il muro continua verticale col parapetto, che poi gira all’interno. L’incamiciatura è in mattoni, ma la struttura interna è a sacco, cioè con un riempimento eterogeneo di pietrame legato con la calce.
Il torrione è posto sul vertice di un saliente tra due tratti murari rettilinei, formanti un angolo di 140°. La cortina muraria sud-occidentale, verso Santa Croce, si conserva insieme col terrapieno interno e i contrafforti triangolari, a differenza di quella opposta, verso Pontecorvo, che è invece rasa al suolo. La fossa esterna verso sud è ancora percepibile, nonostante la presenza del campo di pattinaggio, mentre quella verso nord è occupata da edifici, come l’area del terrapieno lungo via Michele Sanmicheli.
Associazione "Comitato Mura di Padova"
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