A Padova le mura cinquecentesche si sono conservate quasi interamente nel loro perimetro, ma il loro stato di conservazione è ben lontano da quello delle cinte bastionate di altre città come Ferrara o Lucca.
Non finite in molte loro parti, mai protagoniste di eventi bellici rilevanti, salvo i minamenti da parte dei francesi nel 1801 e, come si è di recente scoperto, gli apprestamenti per la difesa della città liberata nel 1848, oltre a quelli per le due guerre mondiali, hanno subito piuttosto le ingiurie del tempo, rese più distruttive dalla scarsa manutenzione, anzi dal progressivo abbandono in cui furono lasciate già da epoca di poco successiva alla loro costruzione, conseguenza della rapida perdita di rilevanza strategica della città. Più tardi, in particolare a cavallo fra Otto e Novecento, dopo il loro acquisto dal demanio da parte del Comune (1882), subiranno interventi di "riuso" che, pur realizzati nel pubblico interesse, risulteranno spesso distruttivi.
Il loro stato attuale, che presenta condizioni di conservazione estremamente diversificate, con estese presenze edilizie accanto, sopra e all'interno dei manufatti, ne rende ancor più problematiche la conservazione, la valorizzazione e l'eventuale riuso.
Riassumiamo qui in breve lo stato di conservazione della cerchia nel suo complesso, perché si possano meglio cogliere, se pur in termini molto generali, gli aspetti del problema, rimandando per maggiori approfondimenti alle pagine descrittive dei singoli manufatti (Le porte e I Bastioni), allo Studio sul Sistema Bastionato del 1986, pure disponibile su questo sito, e ai volumi Le Mura di Padova di G. Mazzi, A. Verdi e V. Dal Piaz e Il Castelnuovo di Padova, la fortezza mancata, a cura di U. Fadini per il Comitato Mura.
Le misurazioni riportate provengono da uno studio sulla consistenza della cerchia curato nel 1983 da Vittorio Dal Piaz e Adriano Verdi.
Per farsi un'idea sommaria della consistenza e dello stato delle mura veneziane consigliamo anche la visione del videotour "Le mura di Padova - Il monumento invisibile".
(NOTA AL TESTO: l'icona apre un'immagine esemplificativa, i link nel testo rimandano alle pagine di approfondimento sui singoli manufatti citati)
Cortine
- le mura si conservano quasi integralmente nel loro sviluppo di 11.030 metri, dei quali m 7.815 costituiti da cortine, 2.216 da torrioni e baluardi e 136 da porte, mentre assommano a m 863 le brecce aperte per favorire la viabilità, le più estese delle quali sono quelle di Porciglia, di corso del Popolo, di viale Codalunga - via Giotto, di Ognissanti e di piazzale Santa Croce, cui va aggiunto il lungo tratto quasi completamente abbattuto per far posto agli edifici dell'Ospedale Civile.
- le cortine presentano consistenza e stato di conservazione molto diversi, con 5.418 metri prevalentemente integri, m 4.518 parzialmente conservati (in genere fino al cordone), mentre m 1.094 sono rasi al suolo e praticamente invisibili.
- lunghi tratti sono stati rasi al suolo per farvi correre sopra strade (via Giotto) o viali per il pubblico passeggio (via Loredan) o per costruirvi edifici pubblici (il Macello di via Cornaro) o privati (fra piazzale Santa Croce e la porta omonima) e sono visibili a pezzi solo dall’esterno. In altri tratti ne è stata notevolmente ridotta l'altezza, sempre per permettere la realizzazione di passeggiate (via San Pio X) o edilizia privata (fra i bastioni San Giovanni e Saracinesca).
- numerosi altri segmenti, nei quali il muro esterno si è conservato per una certa altezza, si presentano però privi del terrapieno interno (quasi tutto il fronte nord-occidentale), eliminato per poter costruire nello spazio ricavato case per lavoratori, o per farvi correre strade (via Orsini, via Raggio di Sole). In altri tratti abbiamo una combinazione delle diverse situazioni (fronte orientale).
- il coronamento, anche nelle parti meglio conservate, è quasi sempre privo del parapetto (ammesso che fosse stato dovunque realizzato, fatto che rimane dubbio), salvo il caso di pochi bastioni, come il Saracinesca , dove è stato in parte restaurato, e quello del del tratto di muro rettilineo fra i torrioni Buovo e Castelnuovo, nel quale le fuciliere esistono ma sono state tamponate , forse già poco dopo la costruzione.
- in definitiva solo pochi brani hanno conservato una conformazione almeno vicina a quella originaria, con il muro alto almeno fin sotto il parapetto e con il terrapieno all'interno: fra torrione Alicorno e piazzale Santa Croce , fra baluardo Santa Croce e breccia di via d'Acquapendente . Per un'altezza inferiore, anche lungo l'attuale via San Pio X.
- per lunghi tratti, specialmente lungo il fronte occidentale, la cortina ha perso l'incamiciatura esterna, presentandosi dunque sbrecciata e facile preda della vegetazione.
Porte
- due sole porte di terra sono andate perdute delle sette originarie, Saracinesca e Codalunga. Quelle rimaste sono in buono stato e hanno goduto di cure abbastanza costanti. Un'ottava porta, quella d'acqua del Castelnuovo, sul canale Piovego, è sostanzialmente nello stato in cui fu lasciata al momento della sua chiusura, seguita di poco alla realizzazione del bastione.
- i ponti in muratura settecenteschi esistono ancora e sono in gran parte visibili davanti alle porte Savonarola , San Giovanni, Santa Croce e Ognissanti, si conserva sotto la pavimentazione stradale quello di porta Liviana (Pontecorvo), e probabilmente anche quelli di porta Codalunga e di porta Saracinesca, del quale rimane sicuramente almeno la prima arcata, visibile sotto il parapetto del canale.
- i ponti levatoi sono stati tutti rimossi, con le relative attrezzature (nel 1928 era stato ricostruito quello di porta Savonarola , in seguito nuovamente eliminato).
Bastioni
- tutti i bastioni (quindici torrioni e quattro baluardi) ci sono pervenuti, ma in condizioni molto diverse da caso a caso; presentano quindi problematiche di conservazione assai diversificate.
- alcuni, che appaiono abbastanza integri all'esterno, sono stati fortemente manomessi al loro interno, solo parzialmente (Venier e di recente purtroppo anche Santa Giustina ), oppure quasi completamente (Cornaro, Ghirlanda), mentre per altri lo stato effettivo di conservazione delle strutture interne attende ancora di essere chiarito (Gatta, Saracinesca).
- uno, in pessimo stato all'esterno, conserva abbastanza integre le strutture interne (Impossibile).
- altri ancora risultano piuttosto compromessi sia all'esterno che all'interno (San Giovanni, Savonarola), pur essendo in alcuni ancora leggibili e in parte recuperabili le strutture interne (Moro I e II, San Prosdocimo, Pontecorvo).
- pochi si possono definire sufficientemente conservati sia dentro che fuori, anche se nessuno in maniera integrale: Santa Croce, Buovo, Piccolo, Arena (come si è di recente confermato), Alicorno (il recente crollo ha interessato una parte già ricostruita almeno due volte), Castelnuovo (tenendo presente per quest'ultimo la sua originaria incompletezza).
- i bastioni del fronte occidentale (dai due Mori al San Giovanni) sono quelli che si presentano all'esterno in condizioni peggiori: hanno subito i danni dei minamenti messi in atto dai francesi in ripiegamento dopo gli accordi del 1801 e sono ormai quasi completamente privi del paramento esterno (come del resto le cortine che li collegano) e con notevoli lacune dovute all'esplosione delle mine, la più rilevante delle quali interessa l'Impossibile.
- su alcuni bastioni sono sorti edifici (Cornaro, Venier, Gatta, San Giovanni) o monumenti (Ghirlanda) o si sono ricavati giardini pubblici (Arena), che hanno compromesso le strutture interne, mentre in altri casi gli edifici non hanno arrecato particolari danni (Impossibile, Santa Croce), o molto limitati (Buovo).
- sui tratti più compromessi di cortine e bastioni, gli austriaci eressero dei muri in cotto per ricreare la continuità della cinta daziaria; ne sopravvivono molti brani, soprattutto sui bastioni del fronte ovest e sul tratto fra Buovo e Castelnuovo, spesso erroneamente interpretati come paraschegge eretti nelle due guerre mondiali. Alcune di queste opere potrebbero d'altra parte risalire ai preparativi di difesa approntati dal governo provvisorio della città durante i moti del 1848, in vista di un attacco austriaco, dei quali si sono di recente scoperte le testimonianze.
Altri manufatti
- oltre ai diciannove bastioni si conserva, quasi invisibile sotto la vegetazione, anche il piccolo bastione della Catena, isolato e di forma quadrata, dal quale veniva tesa verso la porta Saracinesca la catena che interrompeva il passaggio dei natanti.
- a barriera Trento rimangono pochi resti di un cavaliere, ben visibile nelle piante antiche, come in quella del Valle.
Opere esterne
- quasi del tutto scomparse le opere in terra che, soprattutto all'esterno, accompagnavano la cortina muraria con una fascia di parecchie decine di metri comprendente canaletta, fossa allagabile, controscarpa, strada coperta e via dicendo. Solo nel tratto all'esterno del baluardo Cornaro e fino al ponte delle Grade di San Massimo si conserva buona parte della fossa allagabile, a un livello e per una larghezza prossimi a quelli originari.
- la circonvallazione moderna segue in parte il percorso della strada coperta, ma le curve attorno ai bastioni sono state quasi sempre rettificate, lasciando però all'esterno il "relitto" del vecchio percorso (all'esterno dei bastioni: Savonarola, Impossibile, Santa Croce, Santa Giustina, Pontecorvo ).
Mura e acque
- i corsi d'acqua erano un tempo parte integrante del sistema bastionato. Oggi tale rapporto è ancora abbastanza comprensibile soltanto nei tratti lambiti dai canali navigabili, il Tronco Maestro del Bacchiglione e il Piovego. Peraltro lungo di essi si sono formate nel tempo aree golenali, in qualche caso anche molto vaste, come quella detta di San Massimo , o quella su cui è sorto il macello jappelliano (ora Istituto d'Arte P. Selvatico) o ancora quelle, oggi adibite a campo giochi per bambini, accanto al torrione dell'Arena e lungo via San Pio X. Tali aree, oggi utili e apprezzate, non erano ovviamente previste nel progetto delle mura.
- il canale Alicorno, che un tempo lambiva le mura dal torrione omonimo al baluardo Santa Croce, arrriva oggi solo fino a piazzale Santa Croce e prosegue tombinato.
- la canaletta che costeggiava gli altri tratti di mura rimane soltanto nel settore nord occidentale, con funzione di collettore di acque reflue.
- delle strutture che permettevano l'ingresso e l'uscita dei corsi d'acqua che attraversavano la città, e che costituivano parte integrante della mura, rimangono il ponte delle Grade di San Massimo , in discrete condizioni, pur modificato successivamente con il rialzamento dell'arcata centrale, le porte Contarine, anch'esse largamente modificate in epoca successiva, e il ponte di via Giotto, oggi quasi irriconoscibile, ma dotato anch'esso, un tempo, di grade, ovvero grate scorrevoli che ne chiudevano il passaggio. Scomparsi, con i tratti di mura relativi, i due passaggi sul canale di Santa Sofia (attuali vie Morgagni e Falloppio)
Leoni marciani
- tutti i leoni di San Marco un tempo presenti su ogni porta e su numerosi bastioni furono abbattuti dai francesi all'epoca della caduta della Serenissima. Di alcuni si sono in seguito ritrovati nel fossato antistante frammenti più o meno consistenti.
- si conservano quindi parti dei leoni del bastione Santa Croce (depositati all'interno ), del torrione dell'Arena e della porta del Castelnuovo (ricollocati), di porta Santa Croce (al museo civico) e un piccolo frammento in loco sul bastione Cornaro . Quello del bastione Venier, il primo ritrovato, a metà Ottocento, fu acquistato dalle Assicurazioni Generali, ricomposto, integrato nelle parti mancanti e collocato sulla facciata della sede romana della società, palazzo Venezia . Nel 2003 ne è stata collocata una copia nel giardino Fistomba, accanto al bastione .
- il leone di porta Savonarola è opera moderna, realizzata in occasione dei restauri del 1928.
Su buona parte del perimetro delle mura si sono succeduti negli anni vari interventi di restauro, non sempre attuati con criteri omogenei, col risultato di accentuare le differenze già notevoli nell'aspetto di cortine e bastioni. Per un elenco degli interventi e ulteriori notizie vi rimandiamo all'apposita voce nel menu Conservazione e restauro.
Ugo Fadini - 2/2011