Scalpellati o divelti, molti furono poi sostituiti da copie tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento
Nella casistica delle sculture rifatte tra Otto e Novecento rientra il leone marciano di porta Savonarola, rifatto tra il 1928 e il 1930, prendendo a modello uno di quelli originali presenti sulle mura di Treviso[3].
In altri casi ed in tempi relativamente più recenti alcuni felini marmorei sono stati ritrovati affondati nel terreno antistante le nicchie di collocazione originaria.
Tre casi rientrano in questa fattispecie, ma con esisti finali diversi.
A metà Ottocento l'antiquario veneziano Marcato recuperò dalle acque del Piovego il leone del torrione Venier (o Portello Nuovo) proponendo poi l'acquisto della grande scultura (larga 3,92 metri) al Comune di Padova. Sfortunatamente l'amministrazione di allora non colse l'occasione e il leone, restaurato ed integrato delle parti mancanti, fu acquistato dalle Assicurazioni Generali per ornare la facciata della propria sede romana a Piazza Venezia dov'è tutt'oggi visibile[4] .
Nel 1984 fu rinvenuto, durante le operazioni di sterro della golena di San Massimo seguite all'allontanamento delle strutture della nettezza urbana, il leone del Castelnuovo che seppur non integro fu ricollocato poco tempo dopo sopra la porta mai utilizzata del torrione stesso.
Terzo caso, nei primi anni '90 del Novecento, fu il rinvenimento del leone marciano del baluardo Santa Croce ritrovato, diviso in più elementi, durante il restauro della metà occidentale della struttura. Rimasto alcuni anni nella fossa antistante, fu poi ricoverato "provvisoriamente" all'interno del baluardo in attesa di recupero. Grazie anche al contributo fattivo del Comitato Mura di Padova e del Gruppo Speleologico Padovano CAI (rilievo in quota della nicchia e anastilosi digitale degli elementi superstiti), nel corso del 2015 il Comune di Padova ha progettato la ricollocazione della scultura nella sede originale. L'intervento ha poi trovato attuazione, con l'integrazione di un frammento d'ala e della cornice esterna, nel settembre-ottobre del 2016.
Un altro leone fu recuperato, il 25 giugno del 1930, ai piedi della metà settentrionale del baluardo Savonarola durante delle operazioni di manutenzione della canaletta, detta fossa bastioni, che corre al piede delle mura[5] . Alcune foto attestano come la scultura fosse in condizioni quasi perfette e comunque di gran lunga migliori rispetto agli altri leoni marciani recuperati in frammenti e mutilati.
Un leone di cui però sembravano essersi perse le tracce. Nessuno di quelli presenti al Museo Civico corrispondeva a quello delle foto del ritrovamento e a prima vista, ma si vedrà poi perché, a nessuno di quelli ricollocati in giro per la città[6] .
Il leone sembrava sparito.
Invece il recente rinvenimento di una lettera pubblicata sul Gazzettino del 27 aprile 1951, rintracciata grazie al paziente lavoro di consultazione del nostro socio Fabio Fusar, ha permesso di far luce su questo "mistero".
Riportiamo qui il testo della lettera:
IL LEONE MARCIANO RITORNI AL SUO POSTO
Il dott. Bruno Brunelli Bonetti ci scrive:
Nel 1934 il Consorzio Montà Portello nell'eseguire lavori di scavo lungo il canaletto sottostante alle mura della città, rinveniva nei presso di Porta Savonarola uno dei leoni marciani abbattuti all'epoca della occupazione napoleonica. Essendo allora ispettore onorario ai monumenti, potei ottenere che l'amministrazione del Consorzio facesse dono al Comune del marmo rinvenuto perché fosse collocato, dove lo si creda più opportuno, lungo la antica cinta di mura. E fu scelta una zona sottostante alla rotonda che fa parte dei giardini pubblici verso il canale. Il leone veneziano era così in vista di chi transitava per il ponte lungo il Corso del Popolo.
Durante l'occupazione nazista la rastremazione di tutta quella zona di mura condusse all'abbattimento del marmo, che tuttora affiora nella sottostante "marezzana". Sarebbe cosa opportuna che l'Ufficio Tecnico del Comune rimettesse come e dov'era questa modesta ma eloquente testimonianza di un glorioso passato.
La "rotonda" a cui si riferisce Brunelli Bonetti è certamente il torrione dell'Arena sul quale è visibile (percorrendo il ponte sul Piovego verso la stazione, rivolti verso est) un leone marciano purtroppo ridotto in pessime condizioni, mutilo di molte parti e ricomposto assai male. Un aspetto assai diverso dal fiero felino di pietra ritrovato nel 1930 ai piedi del baluardo Savonarola al punto da renderlo difficilmente identificabile senza la testimonianza riportata nella lettera al giornale.
Dopo il recupero del 1930, il marmo fu quindi collocato sul torrione per la sua posizione particolarmente in vista per chi entrava in città provenendo dalla stazione ferroviaria[7] .
Stando alla lettera di Brunelli Bonetti il leone sarebbe stato sfregiato e abbattuto durante un'operazione di "rastremazione" di tutta quella zona di mura operata durante l'occupazione nazista (1943-45). Un avvenimento di non poco conto, ma che non sembra per la verità aver lasciato altre testimonianze in città o segni inequivocabili sul manufatto. E' probabile che i ricordi di Brunelli Bonetti non siano precisi (come già testimonia la data del ritrovamento del leone che lui colloca nel 1934, ma che invece fonti diverse[8] , assai precise, collocano al 1930). E' invece assai più plausibile che il leone sia stato divelto e frammentato da una bomba della Seconda Guerra Mondiale. A testimoniarlo è la carta dei bombardamenti dell'epoca che indica la caduta di un ordigno proprio sul margine del torrione, nel punto in cui era collocato il leone, il 30 dicembre del 1943[9] . Gli evidenti segni di risarciture e ricostruzioni del paramento murario in quella zona confermano l'impatto (che fortunatamente non ha coinvolto le strutture ipogee del torrione).
Comunque sia, evidentemente l'appello di Brunelli Bonetti fu in seguito ascoltato, ma ciò che fu recuperato era una scultura gravemente danneggiata, mancante di molti elementi e ricomposta in maniera piuttosto frettolosa e grossolana. Restava la parte anteriore del corpo, ma con la testa priva della bocca e un frammento della zampa posteriore.
Gli elementi raccolti ora permettono di fare luce sulle vicende di uno leoni marciani delle mura di Padova stabilendo il luogo di provenienza e le vicissitudini fino alla situazione odierna, ma pongono anche delle importanti questioni.
Proprio in queste settimane sono infatti in corso i lavori di restauro del paramento esterno del torrione dell'Arena e in questa occasione sarebbe quanto mai importante e opportuno vagliare, con l'adeguata sorveglianza archeologica, il terreno ai piedi del torrione per verificare se altri elementi della scultura si trovino ancora in loco, magari a poca profondità.
Altra questione riguarda la ricollocazione delle parti superstiti dopo le necessarie operazioni di smontaggio e pulizia (nella ricollocazione degli anni '50 fu usata abbondante malta cementizia).
Ne andrebbe, a nostro parere, predisposta una ricollocazione che non faccia ricorso ad integrazioni nemmeno di eventuali cornici o nicchie che non si presentavano nell'originaria compagine muraria del torrione dell'Arena e che potrebbero invece indurre l'osservatore a ritenere questo il bastione in cui fu inizialmente posto il simbolo marciano. Un semplice fissaggio degli elementi, studiando una soluzione che permetta anche un facile smontaggio, ci pare la soluzione migliore permettendo, eventualmente, in futuro una rapida ricollocazione sull'originario baluardo Savonarola quando gli studi e gli interventi su di esso lo renderanno possibile.
Comitato Mura di Padova
(F. Bordignon)
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[1] G. Gennari, Notizie giornaliere di quanto avvenne specialmente in Padova dall’anno 1739 all’anno 1800; Rebellato 1982. L’abate Giuseppe Gennari riporta alla data del 30 aprile 1797: Fu levato il cancello c'era davanti alla porta del Bo e si leva o si guasta il Leone, insegna della Repubblica in tutti i luoghi" e poi ancora alla data del 1 maggio: "Mi fa molto rammarico il vedere i leoni, insegna della Repubblica, levati da tutti i luoghi pubblici”. torna alla lettura
[2] Il procedimento di damnatio memoriae del potere sconfitto tramite l’eliminazione fisica dei simboli dello Stato era pratica abbastanza comune e fu perpetrato anche dagli stessi veneziani nei confronti dei carri carraresi quando, nel 1405, conquistarono Padova. torna alla lettura
[3] G. Rusconi, La Porta Savonarola – Il leone di S. Marco, in Il Veneto, 13 dicembre 1930. Il Rusconi cita come modello di riferimento per il rifacimento del simbolo marciano di porta Savonarola il leone posto sulle mura di Treviso al Portello, presso il bastione San Paolo. Da notare però come il leone trevigiano sia del tipo “andante a destra” mentre il rifacimento padovano sia “andante a sinistra”. Si ringrazia Ugo Fadini per aver reperito e messo a disposizione l’articolo. torna alla lettura
[4] Nel 2003 le Assicurazioni Generali donarono alla città di Padova un nuovo leone marciano, ispirato, ma non copia esatta, di quello oggi a Roma. L’ opera dello scultore Villi Bossi, fu giustamente collocata su adeguata struttura metallica, ai piedi del torrione Venier, ove si trovava l’originale, evocandolo, ma senza possibilità di confondere il nuovo con l’antico. La scultura è in pietra d’Istria, come l’originale. torna alla lettura
[5] Articolo “Un pregevole leone di S. Marco riesumato fuori porta Savonarola”, rivista “Padova”, giugno 1930. I lavori di scavo della fossa bastioni erano di competenza del Consorzio Monta-Portello e affidati alla ditta Buzzoni torna alla lettura
[6] Si veda il capitolo “Padovano” in A. Rizzi, I leoni di San Marco, Arsenale Editrice, 2001 torna alla lettura
[7] G. Rusconi, La Porta Savonarola – Il leone di S. Marco, in Il Veneto, 13 dicembre 1930. Il Rusconi esprimeva per altro un auspicio totalmente diverso da quello di Brunelli Bonetti e da quanto poi realizzato: “Un altro leone, di modeste dimensioni, fu recentemente rinvenuto nell’eseguire lo scavo del fosso adiacente al baloardo Savonarola e vogliamo sperare che venga ricollocato al suo posto sulla facciata destra del baloardo stesso, ove probabilmente trovavasi.” torna alla lettura
[8] G. Rusconi in L’Illustrazione Italiana del 24 agosto 1930 e in Il Veneto del 13 dicembre 1930; l’articolo, senza firma, nella rivista Padova del giugno 1930 torna alla lettura
[9] Si ringrazia Vittorio Dal Piaz per la segnalazione e per la cartografia resa disponibile. torna alla lettura