La torre dell'orologio di Piazza dei Signori è la parte centrale della quinta scenografica costituita dal fronte del Palazzo del Capitanio che faceva da sfondo alle cerimonie pubbliche e alle feste che sotto la Repubblica di Venezia, dal 1405 al 1797, si svolgevano nella piazza, come in un gran teatro. Questo che immette nell'attuale piazza Capitaniato era anche uno degli ingressi alla Reggia Carrarese, residenza e sede del governo dei signori della città, edificata per volere di Ubertino da Carrara (1338-1345).
Il complesso di edifici e corti era cinto da un muro fortificato, con camminamento di ronda e almeno due ingressi, costituiti ciascuno da una poderosa porta munita di torre: quello principale era sul lato sud, verso il Duomo, sede del potere religioso, in corrispondenza del passaggio tra corte Arco Valaresso e lo scalone coperto che conduce alla Sala dei Giganti. L'altro ingresso, di importanza secondaria, era sul lato orientale, verso il Palazzo della Ragione e le piazze, si fronte alla chiesa di San Clemente.
Il nuovo orologio, realizzato da un Mastro Novello, padovano, e dai vicentini Giovanni e Gian Pietro delle Caldiere, è copia fedele, nel meccanismo e nel funzionamento, di quello di Jacopo Dondi, come si deduce dalle descrizioni di storici e osservatori, e come confermerebbero i dati raccolti nell'ultimo restauro: la maggior parte dei segni zodiacali, in rame lavorato a sbalzo e rifinito a foglia d'oro, sarebbero gli originali trecenteschi recuperati dalla porta-torre meridionale.
Nel 1532 Giovanni Maria Falconetto riceve dalla Serenissima l'incarico di "ammodernare" la Torre dell'Orologio, in sintonia con i nuovi canoni estetici del Cinquecento, di impronta classica, e in risposta alle esigenze di rappresentanza che ha assunto quello spazio urbano. La piazza dei Signori, infatti, cambia volto nel giro di pochi decenni con la costruzione della Loggia del Consiglio, terminata nel 1536 (lo stesso Falconetto era stato incaricato nel 1530 di portare a termine alcune finiture dell'edificio a loggia del Consiglio pressoché ultimato e già in uso). La parte inferiore della torre assume l'aspetto di un arco di trionfo, sulla cui trabeazione si imposta un alto zoccolo, che accoglie il leone marciano, su cui poggia il quadrante dell'orologio, inquadrato da due paraste doriche ai lati e da una seconda trabeazione superiore che corona il tutto. Al di sopra dell'orologio con i segni zodiacali si eleva la parte terminale della torre: due piani finestrati (tra cui l'appartamento del custode), il tamburo ottagonale della cella campanaria e la cupola rivestita di lastre di piombo. Le archeggiature delle cornici dei piani riprendono, nella foggia e nella collocazione, quelle analoghe che cingevano la parte sommitale delle torri trecentesche. Della torre originaria carrarese resta ben poco di visibile, probabilmente qualche lacerto di affresco in uno dei locali interni. Orologio e torre hanno subìto nel tempo numerosi interventi di manutenzione e restauro (alcuni di questi sono ricordati nelle iscrizioni apposte attorno al quadrante), e di adeguamento a nuove conoscenze scientifiche o a esigenze pratiche, ma si sono mantenuti sostanzialmente integri.
Come è noto, e sotto gli occhi di tutti, tra i segni zodiacali manca la Bilancia, al suo posto ci sono le chele dello Scorpione. La spiegazione più utilizzata, forse perché suscita in chi l'ascolta un sorriso d'intesa e di soddisfazione, è quella secondo la quale l'artista non sarebbe stato pagato adeguatamente, come pattuito, e avrebbe quindi eliminato il segno della Bilancia, simbolo di giustizia o, secondo altri, segno zodiacale del committente, ponendovi le taglienti chele dello scorpione. Tale circostanza non pare suffragata da alcun documento storico. La Bilancia sarebbe invece stata tolta in occasione di una modifica al meccanismo dell'orologio da un intraprendente personaggio (l'abate Bartolomeo Toffoli di Calalzo), erroneamente convinto che l'astronomia egizia si basasse su undici simboli zodiacali.[1]
In astronomia sole, luna e tutti i pianeti del sistema solare si muovono all'interno di una fascia di cielo, lo Zodiaco che comprende dodici costellazioni [2] , raggruppamenti ideali di stelle che creano figure, di tradizione antichissima, nelle quali gli antichi greci riconobbero miti e divinità, tramandandone fino a noi le denominazioni. Essi non avevano individuato la Bilancia, una costellazione poco appariscente, che costituiva le chele dello Scorpione: infatti i corpi più brillanti della Bilancia hanno mantenuto la denominazione antica: chela nord e chela sud; inoltre le costellazioni dello zodiaco (dal greco: cerchio degli animali) portano il nome di miti legati tutti ad animali, tranne la Bilancia. Furono i romani a separare la Bilancia dallo Scorpione nel I sec. a.C., probabilmente rispolverando un mito sumero, precedente ai greci, che individuava in questa parte del cielo la bilancia del cielo. Raffigurazioni dei segni dello zodiaco che si basano su testi di astrologia degli antichi greci, riscoperti nel rinascimento e ancora in uso nel Cinquecento, non hanno la Bilancia.
Con l'orologio di Piazza dei Signori si conclude un ciclo di restauri iniziato nel 1990 che ha interessato la struttura architettonica della Torre dell'Orologio, gli intonaci (nel sottarco sono state evidenziate tracce della decorazione a monocromo di Sebastiano Florigerio, a completamento dell'intervento di Falconetto), i marmi, il quadrante in tutte le sue parti (ricordiamo l'eccezionale esposizione dei segni zodiacali nell'Oratorio di San Rocco), il meccanismo dell'orologio, gli ambienti della torre, l'appartamento del custode (sarebbero emersi lacerti di affreschi trecenteschi). Un ciclo di restauri che ha coinvolto anche le strutture vicine: i locali dell'anagrafe (sono stati messi in luce brani di murature appartenenti alla reggia carrarese), il fronte del Palazzo del Capitanio (ripuliti gli stemmi sull'angolo sud-est), la facciata e il portico del Palazzo del Monte di Pietà (sono stati evidenziati brani di iscrizioni affrescate). Interventi che hanno reso più leggibili frammenti di storia sotto gli occhi di tutti.
Patrizia Dal Zotto
[1] S. Borsella, Piazza dei Signori, la Torre e l'Orologio astronomico di Jacopo Dondi tra il XIV e il XXI secolo, in Padova tra arte e scienza, Padova, 2009. Torna alla lettura
[2] In realtà le costellazioni sono tredici: l'Ofiuco (il serpentario, colui che porta i serpenti) si colloca tra Sagittario e Scorpione, il sole vi entra il 30 novembre e ne esce il 17 dicembre. E questa è la realtà dei fatti. Ma l'astrologia ha suddiviso il cielo dello zodiaco in dodici porzioni uguali, eliminando dai propri segni l'Ofiuco: le date in cui il sole entra in ciascuna delle dodici costellazioni astrologiche non coincidono con quelle astronomiche. Torna alla lettura
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