(29 giugno 2018) - Nelle scorse settimane abbiamo presenziato all'inaugurazione di due restauri solo apparentemente "minori", nel contesto del ben più vasto progetto di recupero della cinta muraria cinquecentesca e della sua valorizzazione.
Il sacello è un fondamentale luogo della memoria, che era doveroso recuperare in occasione delle commemorazioni della Grande Guerra. Ma è pure un luogo con una sua curiosa e sorprendente bellezza, realizzato certo in economia di mezzi ma con abbondanza di idee, sia sotto l'aspetto architettonico, che sfrutta in modo creativo le strutture in cemento armato che sorreggono il serbatoio, sia da quello artistico, cui contribuì l'allora direttore del Museo Civico Andrea Moschetti e che propone con misura e discrezione una serie di richiami alla storia dell'arte, dal mosaico "romano" del pavimento al Liberty della testa di Medusa del lampadario, passando per i finti marmi presi in prestito a Giotto, per il Cristo passo calcato su quello di Donatello nell'altare del Santo e per la pseudo cupola a cassettoni, un po' Panteon, un po' RInascimento... come avviene in tante chiese d'Italia, dove ogni movimento artistico ha lasciato un segno...
Qui troverà posto quanto prima una stazione del museo multimediale delle mura. La disposizione degli spazi, con i vani radiali attorno al sacello vero e proprio, a mò di cappelle, sembra progettata apposta per permettere la narrazione delle tante storie che interessano questo luogo cruciale nella storia di Padova: dall'assedio del 1509, con l'episodio famosi dell'esposizione della Gatta, al bersaglio, alla birreria-teatro La Rotonda, primo cinema all'aperto della città, alla tragedia del bombardamento, per finire con il bel porgetto del serbatoio e dei giardini della Rotonda, magari allargando l'orizzonte all'edilizia popolare di via Citolo da Perugia e all'uso pionieristico del calcestruzzo armato (brevetto Hennebique) per l'oggi irriconoscibile cavalcavia Borgomagno...
Di porta Ognissanti, o Portello che dir si voglia, si sono inaugurati lo scorso 9 giugno il restauro della facciata esterna e dell'ambiente al piano superiore, nonchè la nuova campana, a (momentanea) conclusione di un restauro per fasi, iniziato a fine 2011 e che ha rivelato aspetti sconosciuti della struttura, oggi (quasi) completamente recuperata. Momentanea conclusione, si diceva, perché in realtà ci sono ancora gli ambienti ipogei, la casamatta e due vani minori, visitati per la prima volta proprio a fine 2011, da recuperare in una fase successiva, che ci auguriamo non sia troppo lontana nel tempo. Anche nel caso di porta Portello la sollecitudine del Comitato Mura, in sintonia con quella di Progetto Portello, è stata strategica, in particolare riguardo al recupero dell'ambiente al primo piano e, più ancora, per la collocazione di una nuova campana, in luogo di quella scomparsa da decenni, a scandire le ore, ora che l'orologio è tornato a funzionare... come un orologio!
Con grande sensibilità, l'Amministrazione comunale ha deciso di dedicare la sala alla memoria di Lidia Kobal, "anima" dell'associazione Progetto Portello, che alla porta e al quartiere ha dedicato energie, tempo e autentica passione. È stata lei, in qualche modo, ed era giusto che così fosse, la vera protagonista dell'inaugurazione, nelle parole di tutti gli intervenuti, ma anche nel pensiero di tutti i presenti.
Riguardo al restauro della facciata non c'è molto da dire, se non che è tornata a splendere, in tutta la sua ostentata monumentalità, destinata a magnificare l'opera del doge Leonardo Loredan, dopo lo scampato pericolo del 1509. L'ambiente al piano superiore è invece finalmente recuperato all'uso, dopo aver ospitato, come in tutte le altre porte, una cabina elettrica. Non si tratta di un locale di grandi dimensioni e al suo interno sono presenti muri divisori che ne rendono l'uso un po' complicato e l'unico accesso è una stretta e ripida scala, ma si presta ottimamente per ospitare installazioni di vario genere. Anche in questo caso, una stazione del museo multimediale delle mura sarà d'obbligo, vista l'importanza sia della porta in quanto parte della cinta veneziana, ma anche come fulcro di un'attività fluviale e della vita di un quartiere che ha una sua storia importante e un'identità che rischia di svanire, ma proprio per questo va per quanto possibile mantenuta viva.
Non due restauri minori, dunque, ma, al contrario, il ritorno alla vita di due luoghi cruciali e strategici per il recupero della memoria della città, delle sue mura, delle sue acque.
Ugo Fadini
L'inaugurazione del restauro del Sacello della Rotonda nei giornali
L'inaugurazione del restauro di porta Portello