La volontà dell’Amministrazione Comunale di procedere comunque nella realizzazione dell’auditorium a piazzale Boschetti, affidandone il progetto al nuovo vincitore, determinato dalla recente sentenza del TAR, sollecita le associazioni firmatarie a prendere posizione in modo fermo e deciso contro tale decisione.
La scelta di piazzale Boschetti per costruirvi il nuovo auditorium, che il mondo musicale padovano da tempo richiede, non è stata dettata, come si sa, da una particolare vocazione di quell’area, quanto piuttosto da un lungo processo decisionale che ha visto varie amministrazioni locali smantellare progressivamente le prescrizioni dei due piani regolatori del 1954 e del 1974, che prevedevano il vincolo totale su tutta la cinta bastionata della città e le aree libere adiacenti, con la realizzazione lungo di essa di un anello di verde pubblico. Nel 1988 l’Amministrazione Comunale (sindaco Giaretta) destinava “provvisoriamente” a parcheggio le aree ex-Cledca e Boschetti, nel 1994 l’Amministrazione Provinciale e il Governo Regionale (presidenti Casarin e Galan) consentivano l’edificazione di nuove consistenti volumetrie in aggiunta ai due edifici novecenteschi preesistenti; nel 2003 infine la Giunta Comunale Destro vendeva a privati l’area PP1 di proprietà comunale, già destinata, nelle intenzioni della prima Giunta Zanonato, alla costruzione dell’auditorium.
Su tale scelta tutte le associazioni interessate alla salvaguardia ambientale e monumentale, nonché una larga fetta della cittadinanza, espressero forte contrarietà. Troppe le controindicazioni, dalla vicinanza del Piovego e delle mura veneziane a quella dei giardini dell’Arena con la Cappella degli Scrovegni. Del resto, nel lungo dibattito che ha preceduto quella scelta, né da parte dei due comitati promotori dell’auditorium, né di altri, era mai stata proposta quell’area.
Solo la fortunata circostanza che la giuria del concorso internazionale di idee, opportunamente indetto dalla Amministrazione, abbia scelto come vincitore l’unico progetto che tenesse conto dell’ambito in cui l’auditorium veniva forzosamente “calato”, proponendosi esplicitamente di ridurne quanto più possibile l’impatto e conservandone almeno in parte la vocazione ad area verde, riusciva in qualche modo a rendere accettabile quel che accettabile non era.
La sentenza del TAR ha ora cambiato la classifica del concorso, assegnando in pratica il primo premio al secondo classificato, Klaus Kada, ma non ha cambiato la realtà dei fatti, e cioè che il progetto di Alberto Cecchetto era l’unico “possibile” per quell’area, fra quelli presentati. Nessuno degli altri teneva conto delle caratteristiche storiche e ambientali dell’area. La giuria ha operato una scelta avveduta, sulla quale si è registrato, caso davvero raro e quanto mai significativo, un largo consenso, con poche e isolate voci dissenzienti.
Quella decisione e quel consenso vanno rispettati.
Sarebbe stato anzi opportuno che l’Amministrazione opponesse ricorso alla sentenza: avrebbe avuto ottime probabilità di vincerlo, visto che tutti i progetti erano in realtà facilmente riconoscibili, data la fama dei partecipanti, per chiunque si fosse anche minimamente documentato sui loro lavori precedenti (paradossalmente, forse, con la sola eccezione di quello di Cecchetto, che non ha particolari riscontri con quanto da lui realizzato in precedenza!).
Sbagliano l’assessore Boldrin e il sindaco Zanonato, quando affermano che “tutti i progetti erano bellissimi” e “realizzare l’uno o l’altro è lo stesso”. Non erano tutti bellissimi, solo alcuni (e non tutti concordano che fra questi vada incluso quello di Kada), ma soprattutto, non è affatto “lo stesso” realizzare l’uno o l’altro, almeno in quel luogo.
E non ci pare corretto lasciar credere che la sentenza del TAR obblighi l’Amministrazione ad affidare la realizzazione al nuovo vincitore. Non è affatto così: l’Amministrazione è unicamente obbligata a consegnare il premio al vincitore, ma, come risulta chiaramente dalla lettura del bando del concorso, non è assolutamente vincolata a realizzarne il progetto.
Ne deriva che se l’Amministrazione intende insistere sulla realizzazione dell’auditorium a Piazzale Boschetti, può e deve almeno rispettare la volontà della cittadinanza, realizzando il progetto scelto dalla giuria sul quale si era realizzato ampio consenso. Era del resto lo stesso Zanonato a dichiarare a suo tempo che “Nel nostro tempo l’architettura è materia di interesse civico. La partecipazione alla vita e al destino della propria città spinge larghe fasce di pubblico ad entrare nel dibattito che non è più solamente riservato agli specialisti. La qualità della vita è interrelata alla qualità della città e nella definizione di questa interviene chi in essa vive. Per una migliore intesa tra le parti è necessario un approfondimento della conoscenza delle problematiche urbane e territoriali. In questa prospettiva di interessi, partecipazione, dialogo il Comune di Padova ha avviato questo concorso per il nuovo Auditorium”.
Se invece L’Amministrazione si sentisse moralmente obbligata ad affidare il lavoro al vincitore legale del concorso, dovrà assolutamente procedere alla scelta di un’area diversa e più idonea: né il progetto di Kada, né alcuno degli altri otto, per belli che possano essere, sono accettabili per un’area come piazzale Boschetti.
Su possibili altre localizzazioni (alcune delle quali peraltro già emerse nel dibattito spontaneo apertosi sulla stampa) si potrà discutere e decidere, si spera democraticamente, pur nella consapevolezza che questo potrebbe non consentire la realizzazione dell’auditorium in tempi brevi.
Ma insistere su un progetto sbagliato nel posto sbagliato al solo scopo di poter vantare la realizzazione di una grande opera sarebbe una decisione imperdonabile e sciagurata.
FAI - Delegazione di Padova
Italia Nostra
Legambiente
WWF
Amissi del Piovego
Comitato Mura di Padova
SOS Castello