baluardo_san_prosdocimo_vista_aerea_t(28 dicembre 2016) - Ci risiamo. Un qualsiasi spazio libero, un prato a ridosso delle mura, è per definizione "abbandonato". Anzi, "allo stato selvaggio". Poco importa che in realtà venga regolarmente sfalciato. Meno ancora interessa che sia parte integrante delle mura.

Come la fossa all'esterno del baluardo Cornaro, anche il prato interno al San Prosdocimo, per essere salvato dal degrado, "deve" diventare un parcheggio, "a furor di popolo"! (Il Mattino del 27 dicembre).

Con tutto il rispetto e la comprensione per i problemi dei commercianti della zona (come già per quelli del personale ospedaliero), è necessario guardare prima agli interessi più generali e al futuro della città. Di quel futuro le mura sono, ormai per riconoscimento unanime, elemento centrale, strategico.

D'altra parte, il Comune ha da tempo annunciato che realizzerà un ben più ampio parcheggio nell'area dell'ex caserma Prandina. Non c'è ragione di crearne un altro a pochi passi, al prezzo della distruzione delle vestigia di un baluardo, certo non il più bello, ma l'unico, fra quelli del fronte occidentale, che conservi quasi integre le casematte, tre per fianco. Ambienti sotterranei, voltati, che stanno proprio sotto a quel prato che si vorrebbe riempire di macchine...

Esistono precisi vincoli urbanistici e di tutela su quell'area e, se non ricordiamo male, la Soprintendenza ha espresso già nel 2008 parere negativo alla ben più modesta richiesta di ricavare 35 posti auto nella porzione più vicina a via San Prosdocimo, lungo la cortina. Non vediamo come potrebbe oggi autorizzare la destinazione a parcheggio dell'intero bastione.

Perché quell'area fa parte integrante delle mura cinquecentesche, che sono una cosa un po' più complessa del semplice muro. Era un tempo occupata dal terrapieno interno, rimosso ai primi del Novecento per realizzare opere di pubblico interesse (nella fattispecie, case popolari, poi demolite). Mantenerla libera e leggibile è un obbligo, se vogliamo che il Parco delle Mura abbia un senso e valorizzi come un insieme organico e continuo la cinta rinascimentale più estesa esistente al mondo, la prima realizzata intorno a una grande città di pianura.

Un atout che Padova potrà giocarsi nel prossimo futuro, se ne avrà la lungimiranza, per collocarsi al centro di un sistema regionale di flussi turistici, recuperando antichi percorsi come la via Pelosa, di origine romana o medievale che essa sia, di cui via San Prosdocimo è il tratto urbano e il baluardo il naturale punto di arrivo. Pronto a divenire importante punto di servizio e informazione, per la visita alle mura e alla città.

Intanto, sarebbe bene che le casematte fossero, se non restaurate, messe almeno in sicurezza. Se fossero conosciute e visitabili, alle mura si guarderebbe con occhio diverso.
Il piano per il recupero delle mura alla vita della città è avviato. Non vanno sprecate energie e risorse, va evitato ogni intervento controproducente rispetto alle prospettive che il piano apre per l'immagine della città, la qualità dell'habitat, il turismo e... il commercio!

Comitato Mura di Padova

 

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L'articolo a cui fa riferimento il nostro comunicato (Il Mattino  27 dicembre 2016)

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Il Mattino del 28 dicembre 2016 ha pubblicato una prima lettera di protesta di un lettore (che non è nostro socio)

 

Il nostro comunicato è stato pubblicato in sintesi dal Gazzettino il 29 dicembre 2016 e dal Mattino il 30 dicembre 2016, sia in sintesi che in forma integrale

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