(9 ottobre 2015) - In via Paolo Sarpi, a lato del baluardo Moro I, intorno a un terreno di proprietà privata tenuto fino a oggi a prato aperto, è improvvisamente comparsa una recinzione, costituita, al momento, da una rete su stanti metallici, retti da un basamento in calcestruzzo surdimensionato rispetto alla “rete di lamiera artistica zincata” citata nella SCIA. La tempestiva segnalazione del Comitato Mura ha indotto gli uffici competenti a verificare la conformità dei lavori, rispetto a eventuali prescrizioni e vincoli gravanti sull’area.
Ma non è la regolarità o meno dell’opera il punto su cui richiamare l’attenzione di cittadini e amministratori.
Questo caso, come, nei mesi scorsi, la proposta di un parcheggio nella fossa del baluardo Cornaro, le incertezze sulla giusta scelta di pedonalizzare il tratto di via Portello davanti alla porta o gli interventi sui sottoservizi attuati senza criterio (alla Saracinesca e a Codalunga), conferma come ancora manchi una linea d’azione chiara e definita a proposito di fortificazioni padovane. Recupero e valorizzazione delle mura, Sindaco e assessori lo hanno ribadito più volte, sono al centro dei progetti dell’amministrazione, che si propone di farne uno degli elementi trainanti dell’immagine, anche turistica, della città. Il proposito si è di fatto concretizzato nel reperimento dei fondi necessari e nell’adozione del Piano per il Parco delle Mura elaborato dalla nostra associazione.
Orbene, una delle prescrizioni fondamentali del Piano è la necessità di considerare le mura come un complesso unitario, nessuna parte del quale può essere considerata “meno rilevante” di altre, compreso quindi quanto rimane delle opere non murarie che costituivano parte integrante del “sistema bastionato”: fossati, fosse (la fascia di terreno a pelo d’acqua che accompagnava tutto il perimetro della cinta), strade di circonvallazione, terrapieni e ogni altro spazio ancora libero da manufatti, attorno e all’interno delle mura, che possa conservare almeno una frazione dell’originario rapporto visivo di questa enorme struttura con la città e l’intorno. Quindi il Piano indica l’urgenza di dotarsi degli strumenti idonei a garantire, innanzitutto la conservazione delle aree non edificate esistenti, evitando che vengano occupate da strutture permanenti di qualsiasi tipo o adibite a usi non coerenti con la loro valorizzazione; e in seconda battuta il recupero di altre, di proprietà pubblica, ma anche privata, sulle quali insistano oggi costruzioni prive di interesse storico o architettonico (salvaguardando ovviamente quelle che invece ne avessero).
La valorizzazione delle mura passa prima di tutto per la loro visibilità e, anche per questo fondamentale motivo, l’intero fossato è stato inserito nella perimetrazione del centro storico. Che si ricorra a un vincolo monumentale, che oggi non c’è, o a una più stringente formulazione di quello paesaggistico già esistente o ad altri strumenti ad hoc, importa relativamente. Ciò che urge è farlo, unendo tutte le competenze in un’azione congiunta con gli uffici tecnici comunali, come prima e decisa azione per la salvaguardia delle mura. E agendo in fretta sull’intero anello delle mura, non soltanto sul tratto sul quale si programma di intervenire di volta in volta. Evitando così che in altri tratti si attuino nel frattempo opere che confliggano con l’idea generale del Parco.
Associazione Comitato Mura di Padova
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