(24 luglio 2015) - Mentre si fanno piani, seri e lungimiranti, per il recupero e la valorizzazione delle mura, continua in sordina la loro quotidiana, silenziosa distruzione…
No, non parliamo di demolizioni di parti di mura visibili (ci mancherebbe anche quello!), no, parliamo di smantellamenti minimi, apparentemente insignificanti, di parti di mura oggi invisibili perché nascoste sotto il livello del suolo e in qualche caso obiettivamente ben difficili da recuperare alla vista, anche con tutte le buone intenzioni. Ma proprio per questo, sapendo che le si dovrà intaccare, è inaccettabile che proprio i lavori pubblici ignorino sistematicamente il rischio archeologico e non vengano segnalati alla Soprintendenza perché possa fare i necessari rilievi. Questioni di costi, di tempi, di quel che volete, ragioni che non giustificano la superficialità con la quale si agisce. Proprio a Padova, una fra le prime città, ed è un fiore all’occhiello di cui potrebbe andar fiera, a essersi dotata di uno strumento di salvaguardia che prevede l’obbligo per chiunque debba effettuare lavori di scavo nel sottosuolo del centro storico di informarne la Soprintendenza e soggiacere al controllo degli archeologi: che nella stragrande maggioranza dei casi non impediscono affatto lo svolgimento dei lavori necessari, ma rilevano quanto riportato alla luce per documentarlo, prima che venga asportato.
Oggi è successo di nuovo, in viale Codalunga: lì sotto fra le due garitte della cinta daziaria, ci sono le mura, appena sotto il livello della strada e del marciapiede, come ben segnalato nel Piano per le Mura, redatto dal Comitato Mura e recentemente acquisito dal Comune. Ma evidentemente non lo sa chi fa la manutenzione della città o posa i sottoservizi: puntualmente oggi una ditta incaricata dall’AcegasApsAmga ne ha distrutto un metro in larghezza e qualche metro in profondità: senza alcun controllo, senza alcuna attenzione, senza memoria, senza coscienza. E meno male che la porta, con il ponte, sono al centro della strada. Ma quanto al sicuro da futuri interventi alla cieca, non si sa…
Non sappiamo se siano andati perduti dati preziosi: non lo potremo mai più sapere. Qui magari no, era “solo” un normale tratto di mura come i tanti che sono andati distrutti. Ma qualche mese fa la stessa cosa è avvenuta a porta Saracinesca: i martelli pneumatici in quel caso hanno smantellato un pezzo del basamento della porta, demolita nell’Ottocento, ma non dalle fondamenta, che si spera ancora, un giorno, di poter indagare e magari riportare alla luce, visto che sono in gran parte esterne all’attuale sede stradale. In quel caso il tempestivo intervento del Comitato Mura ha se non altro indotto a richiedere l’intervento di un archeologo per rilevare lo scavo: a cose fatte, ma prima almeno che fosse riempito con il pozzetto, che a quanto pare era necessario porre proprio lì e non tre metri più in là, dove non avrebbe provocato alcun danno e fatto l’identico servizio. Bastava ricordarsi che c’era la porta, lì sotto.
Si sperava che fatti del genere non si ripetessero più e invece, rieccoci. Nessuno ascolta, nessuno conserva memoria.
Bisognerà allora che il Comitato Mura li dipinga per terra, mura e porte e ponti invisibili, ma presenti sotto la strada, con vernice fluorescente e magari la scritta “attenzione, non scavare, qui giacciono le mura cinquecentesche” perché qualcuno se ne ricordi?
Comitato Mura di Padova
Immagini dei lavori (23 luglio 2015) in viale Codalunga nelle vicinanze della garitta ottocentesca (lato est) della barriera daziaria
Immagini dei lavori (4 marzo 2015) all'incrocio tra via C. Moro e Riviera Paleocopa, dove sorgeva Porta Saracinesca
Qui sotto gli articoli che hanno riportato il nostro comunicato