(14 maggio 2015) - La proposta che l’assessore Stefano Grigoletto ha lanciato per risolvere il problema parcheggi per l’ospedale (Il Gazzettino del 10 maggio) ha il pregio di affrontare il problema a livello urbanistico, inserendo la possibile soluzione di uno specifico problema, come la disponibilità di posti auto, in un contesto più ampio, che prende in considerazione le possibili ricadute della localizzazione prescelta, positive o meno che siano.
Dal nostro punto di vista si tratta di una soluzione in cui, se ben gestita, potrebbero prevalere i pregi rispetto ai difetti.
I pregi consistono in primo luogo nell’allontanare il pericolo che il parcheggio venga realizzato violentando sconsideratamente lo spazio della fossa delle mura, come era stato di recente proposto. In secondo luogo, nell’attivare un percorso attraverso un’area suscettibile di valorizzazione come l’ex macello, mettendo anche in funzione lo storico ponte delle Grade di San Massimo. L’aspetto negativo consiste nel fatto che il percorso andrebbe contro la logica che presiedeva al funzionamento delle mura rinascimentali (non “medievali” come riportato nell’articolo, per le quali il discorso era diverso, come vedremo subito); si attraverserebbe il canale Piovego dove un ponte, dopo la costruzione delle mura cinquecentesche, non c’è mai stato, né poteva esserci (quello che si vede oggi porta una conduttura) e si passerebbe attraverso una breccia, tagliata a suo tempo nel muro esclusivamente per le esigenze del servizio di nettezza urbana. Le precedenti mura trecentesche una porta invece ce l’avevano lungo quella direttrice: dava accesso al Porto del Sale, ma forse anche a un percorso stradale verso sud-est. Sarebbe dunque, volendo, anche l’occasione per far riflettere chi percorresse il ponte sulle diverse caratteristiche e il differente impatto che mura di diversa epoca hanno avuto sulla città e la sua vita quotidiana.
Quanto all’impatto sulle attività che si volgono nella golena San Massimo e nell’adiacente bastione Buovo, esso presenterebbe a sua volta aspetti positivi (facilità di accesso per i turisti, eventualmente pullman compresi, senza necessità di entrare in città) e negativi (interferenza con le attività, data l’unicità del passaggio verso l’interno della città, la breccia appunto, e conseguenti problemi di controllo della frequentazione dell’area).
Il vero punto debole della soluzione è in realtà un altro, e coincide in un certo senso con il suo valore positivo: la sua realizzazione non è affatto semplice né economica e richiederebbe quindi un impegno progettuale molto serio. E non ci riferiamo soltanto alla progettazione e realizzazione di una passerella che fosse di impatto visivo minimo sulle mura e l’ambiente circostante (compresa la "penisola" delimitata da via Ariosto e dai canali Piovego e Roncajette, da rispettare integralmente, evitando ogni insana tentazione di rifacimento della pavimentazione del tratto di via Ormaneto incluso nel percorso: la terra battuta è sana, ecologica e camminarci su fa bene alla salute, fisica e mentale. Considerazioni simili si applicano a tutto il resto del percorso, in golena e attraverso le mura e l’ex macello).
Il percorso passerella + breccia dovrebbe anche essere progettato in modo da rendere evidente il fatto che si tratta di una forzatura, utile e per questo accettabile, posto che la breccia comunque già c’è e nessuno si sognerebbe di richiuderla, ma senza creare equivoci, mantenendo cioè chiara l’immagine della continuità della cortina: tanto più in quel punto, dove il muro non è soltanto cortina difensiva della città, ma anche elemento essenziale (il “soccorso”) della fortezza del Castelnuovo.
Andrebbe poi restaurato il ponte delle Grade, che non presenta problemi statici per un uso sporadico come è quello di una visita guidata ogni tanto, ma che difficilmente potrebbe essere considerato sicuro per un uso quotidiano.
Infine, l’attraversamento dell’area dell’ex macello comporta una serie di problemi di varia natura che vanno affrontati uno per uno ma in una visione globale che tenga conto di tutti: dal suo valore di oasi ecologica, alla storica presenza di un gran numero di associazioni, molte delle quali riunite nella ancor più storica CLAC, le quali hanno avuto un ruolo cruciale nella conservazione alla vita di quegli spazi. Che sono sì in condizioni non ideali - ci si è investito ben poco, da parte pubblica, nel corso dei decenni scorsi -, ma non di totale degrado come a volte si sostiene. Associazioni che andrebbero dunque coinvolte nell’operazione e non “sfrattate” per ospitare al loro posto solo attività commerciali, che pure vi potrebbero trovare spazio. Una soluzione armonica, che porti benefici a tutti, restituendo quell’angolo quasi sconosciuto di città a tutti i cittadini, è sicuramente possibile e non a caso è uno dei punti qualificanti del Piano per il Parco delle Mura e delle Acque che il Comitato Mura ha presentato all’Amministrazione qualche mese fa. Ma richiede disponibilità al dialogo da parte di tutti gli interessati e, lo ribadiamo, ampia visione e forte consapevolezza delle conseguenze non marginali che l’operazione avrebbe a lunga scadenza. E, forse, tempi non brevissimi...
Per seguire la vicenda del parcheggio dell'ospedale leggi anche:
(25 aprile 2015) - Salva la fossa del baluardo Cornaro?
(21 aprile 2015) - La fossa delle mura non può diventare un parcheggio
(26 marzo 2015) - Un parcheggio contro il Parco delle mura e delle acque