scavi Arena(10 aprile 2015) - Passando accanto ai giardini dell’Arena, magari osservando i resti dell’anfiteatro romano, di cui si sta completando la pulitura, l‘occhio intercetta inevitabilmente quei teloni che coprono gli scavi archeologici compiuti, ormai un paio d’anni fa, con l’obiettivo di accertarne l’effettiva ampiezza, ma anche di ritrovare qualche traccia del palazzo Scrovegni che sui resti dell’arena era sorto nel medioevo. Erano emersi dati molto interessanti, che avevano chiarito molti dubbi (la nostra arena era effettivamente ampia quanto quella di Verona) e, come sempre accade, ne avevano suscitati di nuovi. Fra i nodi da sciogliere, la funzione di una grande vasca rotonda, ben conservata, con i suoi gradini di accesso, e le varie fasi del palazzo, passato attraverso varie proprietà diverse, ognuna delle quali aveva lasciato la sua impronta, infine demolito nell’Ottocento dai Gradenigo, ultimi proprietari, e sostituito da una più modesta abitazione, poi demolita anch’essa. Insomma, un’area archeologica di grande interesse, che si era potuta visitare, per qualche giorno del dicembre 2013, con la guida degli archeologi e che si sperava sarebbe stata presto sistemata per costituire un nuovo elemento di attrazione dei Musei Civici, come ufficialmente annunciato.

Città come Verona sulla valorizzazione degli scavi archeologici hanno puntato di recente con decisione. Certo Padova ha avuto una storia diversa, che ne ha visto la distruzione da parte dei Longobardi, e non dispone di un patrimonio monumentale sommerso paragonabile, ma non ha finora approfittato neppure di quel che pure possiede: lo scavo effettuato pochi anni fa sempre all’arena, all’interno del muro orientale, è stato subito ricoperto. Speriamo vivamente che la storia non si ripeta e che, nell’ambito dei programmi di ampliamento dell’offerta culturale della città, e di quella turistica a essa legata, il progetto vada presto in porto, tanto più in considerazione del prossimo recupero degli ambienti ipogei del vicino torrione dell’Arena, “scoperti”, proprio nel 2013, dagli speleologi del GSP CAI e dal Comitato Mura.

Saranno due ulteriori gioielli di un diadema che si dipana dalla chiesa degli Eremitani, con Mantegna e Guariento, attraverso i Musei Civici, d’Arte e Archeologico, la cappella degli Scrovegni, l’Arena romana, le mura veneziane con il torrione, fino alle porte Contarine, con il Naviglio e il Piovego a ricordare che Padova è (ancora) città d’acque, e il monumento di Daniel Libeskind a inserirla nella contemporaneità: tremila anni di storia della città in un raggio di 250 metri. Un’opportunità da non sprecare!


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(19 aprile 2015) - Purtroppo l'assessore Fabrizio Boron conferma nuovamente che gli scavi verranno ricoperti.