Il Gazzettino 9 ottobre 2014

(12 ottobre 2014) - Le ultime settimane hanno registrato un susseguirsi di notizie, prese di posizione, commenti, sulla stampa e sul web, che hanno riguardato temi urbanistici cruciali per il futuro della città, ma anche, e strettamente, per quello delle mura cinquecentesche. Ci riferiamo al dibattito sul futuro ospedale, e a quello, più sommesso, sul destino delle caserme, in fase di dismissione e di passaggio in proprietà al Comune. E ancora, alla vexata quaestio della riapertura al traffico di attraversamento in via Portello.
Negli ultimi giorni poi l’assessore all’edilizia Fabrizio Boron ha ribadito con forza l’intenzione dell’Amministrazione di occuparsi fattivamente delle mura. Lo ha fatto dimostrando un grande interesse per il Piano per il Parco delle Mura, che il Comitato Mura gli ha presentato qualche giorno fa e che prende in considerazione il sistema bastionato come un unico grande organismo, da recuperare e valorizzare reinserendolo nel tessuto vivo della città, come catalizzatore di un recupero anche di aree adiacenti in stato di degrado, come le caserme o l’ex macello di via Cornaro, o da ripensare radicalmente, come appunto l’area dell’Ospedale.
Il piano riconsidera e aggiorna, ampliandone la prospettiva per includere una seria valorizzazione turistica, uno studio del 1986, sempre realizzato da membri dell’associazione, che già, con gli strumenti e la cultura di allora, segnalava opportunità e definiva metodiche operative, ma soprattutto partiva dall’idea che, se non si considera il sistema bastionato nel suo insieme, risulta perfino inutile restaurarne alcune parti. Concetto peraltro ribadito solo due giorni fa a Verona in un incontro delle città fortificate europee che hanno preso parte al progetto “Forte Cultura”. 
Se davvero l’Amministrazione farà suo il Piano, ma soprattutto ne adotterà i principi guida - in parte già esposti nella lettera aperta inviata ai candidati sindaci il giorno delle elezioni -, si tratterà di una svolta epocale, che dovrà vedere la collaborazione di tutte le forze, politiche, sociali, associazionistiche, di ogni singolo cittadino, perché si tratterà necessariamente di un percorso lungo e non facile, che dovrà svilupparsi sotto la gestione delle diverse amministrazioni che si succederanno nel corso dei prossimi dieci o venti anni.
Un impegno di tutti i cittadini per la loro città, che dovrà cogliere forse l’ultima opportunità per ripensarsi come città storica, detentrice di un grande patrimonio monumentale, ma anche come città viva, che quel patrimonio è in grado di far rivivere nella contemporaneità.

Ci sembra dunque il momento giusto per fare il punto sul dibattito intorno all’ospedale e al patrimonio militare, perché, trattandosi di aree che le mura includono o sfiorano, costituiscono anelli fondamentali dell’operazione di ricostituzione dell’unitarietà del sistema mura e dell’immagine della città.

L’ospedale

Non spetta al Comitato Mura prendere posizione sulla futura collocazione delle strutture ospedaliere, problema di interesse talmente cruciale per la cittadinanza da far sembrare quello della salvaguardia e valorizzazione delle mura del tutto secondario.
Tuttavia non possiamo negare che, fra la ricostruzione dell’ospedale “su se stesso” e lo spostamento di parte di esso in altra sede, qualunque essa sia, la seconda sia quella che preferiamo, per ovvie ragioni.
Perché l’area, improvvidamente scelta negli anni Cinquanta, contro le stesse prescrizioni del Piano Regolatore, conteneva, e in parte ancora contiene, elementi qualificanti della città antica che potevano, e ancora potrebbero, farne un’area di alto valore: paesaggistico, con il giardino Treves, a suo tempo mutilato di una porzione considerevole, che potrebbe essere ricostituita, e il canale San Massimo, o dei Gesuiti, interrato, ma ancora esistente e dunque riapribile; e storico, con il formidabile, ma oltraggiato baluardo Cornaro, accompagnato dall’unico tratto ben conservato della “fossa” esterna alle mura e seguito a est dal comprensorio, anch’esso di grande pregio, dell’ex macello e poi dal Castelnuovo (torrione Buovo, golena San Massimo, mura e gallerie dei “soccorsi”, torrione Castelnuovo, con porta monumentale e porta acquatica, e poi ancora il parco Venturini Natale e il torrione Venier).
Nell’insieme, potenzialmente, un grande parco urbano con vocazioni polifunzionali (natura, sport, cultura, arte) degno di una grande città di cultura quale Padova dovrebbe aspirare a essere.
(leggi anche: 21 agosto 2013 - Le mura e l'ospedale: futuro e tutela)

Il baluardo Cornaro

Se del Parco Treves e del canale San Massimo nelle discussioni delle scorse settimane si è parlato, non si è invece quasi fatto cenno, se non di sfuggita, al baluardo Cornaro.
Triste destino, per il più vasto e possente fra i bastioni di Padova (105 metri di gola), ma anche l’unico di cui sia stato autore, fra 1538 e 1540, un grande architetto, quel Michele Sanmicheli, la cui opera altrove verrebbe religiosamente rispettata.
Qui la si è umiliata e sfregiata, costruendovi sopra, dapprima la clinica antitubercolare e poi, nel secondo dopoguerra, le cliniche neurologiche, che ancora oggi “schiacciano” il baluardo e ne hanno devastato le strutture interne, tanto da far pensare che ben poco ne sia oggi recuperabile. Non è così. La piazza bassa est, proprio quella sovrastata dagli edifici e non più visibile, sopravvive invece quasi integra, con le caratteristiche aperture delle cannoniere a pareti curve, seppure coperta e ingombra di strutture in calcestruzzo, tubazioni e macchinari; nelle stesse condizioni si conserva pure la galleria di accesso dal terrapieno interno alla città. Se gli edifici che la sovrastano fossero demoliti, piazza e galleria si potrebbero recuperare quasi integralmente.
L’altra piazza bassa è diventata un parcheggio, e solo un breve tratto di muratura antica è oggi visibile, ma non è escluso che sia anch’essa parzialmente recuperabile.
(Leggi anche: Il baluardo Cornaro)

Via Orsini e la caserma Prandina

Ci ha fatto piacere leggere come l’assessore Boron abbia molto apprezzato in modo particolare la proposta, contenuta nel piano che gli abbiamo presentato, di spostare più a est via Orsini, una volta ottenuta la proprietà dell’ex caserma Prandina. Si tratterebbe di riportare la via sul sedime della antica strada di circonvallazione, alla giusta distanza dalle mura (un tempo accompagnate dal terrapieno), creando così una fascia di rispetto, che fra l’altro permetterebbe di percorrere la via senza pericolo a pedoni e ciclisti.
La leggiamo come una indicazione della volontà della nuova amministrazione di non usare automaticamente ogni spazio che si rendesse disponibile per riempirlo - di edifici o di parcheggi, poca differenza farebbe - ma piuttosto di ripensare anche l’urbanistica della città.
(leggi anche: 17 luglio 2014 - Caserma Prandina e Mura di Padova: l'occasione per un recupero)

Via Portello

Accogliamo infine con soddisfazione la parziale correzione di rotta dell’Amministrazione per quanto riguarda la viabilità all’interno di porta Ognissanti (Portello), forse conseguente anche alle proteste di cittadini e associazioni contro la riapertura del collegamento fra via Gradenigo e via Loredan, espresse anche con una raccolta di firme. L’intenzione è ora quella di rendere via Ognissanti percorribile nei due sensi: in questo modo l’effettivo traffico davanti alla porta verrebbe sensibilmente ridotto.
Ma a questo punto la riapertura del collegamento Gradenigo-Loredan non rappresenterebbe più una necessità e ci auguriamo vivamente che venga riconsiderata. Non soltanto per i possibili danni che il passaggio, anche saltuario, di veicoli potrebbe arrecare alla nuova pavimentazione, progettata per sostenere un uso esclusivamente ciclopedonale, ma soprattutto per lo sfregio che i paracarri e le transenne arrecano alla facciata della porta, appena recuperata nelle sue proporzioni originarie, sminuendo il risultato dell’intera operazione appena portata a termine.
Se le mura devono diventare, come la nuova Amministrazione giustamente e convintamente sostiene, una delle attrattive della città, non devono esservi esitazioni nello scegliere le soluzioni più rispettose e che meglio le valorizzino.
(leggi anche: 4 luglio 2014 - Via Portello e Porta Ognissanti