(1 luglio 2014) - Chi si interessa alla storia, al presente e al futuro delle mura, chi ha visitato la mostra, chi sta per visitarla, non perda il numero 169 (giugno 2014) di "Padova e il suo territorio", in uscita in questi giorni. Ospita infatti cinque articoli che ampliano e approfondiscono temi e aspetti proposti dalla mostra "Padova è le sue mura", integrando i saggi del catalogo (peccato solo che l'accento sulla "e" sia scomparso dal titolo in fase di stampa...).
Sulle ragioni, gli obiettivi, i contenuti della mostra, ancora in corso fino al 20 luglio ai Musei Civici agli Eremitani, si soffermano nel primo articolo i curatori, Vincenza Cinzia Donvito e Ugo Fadini, segnalando le principali novità che la mostra ha proposto, gli oggeti più interessanti, quelli inediti o quelli che nell'occasione hanno rivelato dettagli mai notati in precedenza, gettando nuova luce sulla vicenda ancora in parte da ricostruire del sistema bastionato padovano.
Segue un saggio di Franco Benucci dedicato a un'iscrizione, mutila e di provenienza incerta, nella quale si parla di menia. L'autore ne ricostruisce il testo e attraverso di esso la probabile datazione, dimostrando come alle mura si fosse cominciato a lavorare in muratura, e non solo in terra, ben prima del ritorno di Bartolomeo d'Alviano nel maggio 1513. Viene messa così in discussione la scelta di calcolare il CInquecentenario delle mura partendo dal 1513, ma proprio per questo i curatori hanno scelto di esporre l'ìscrizione: per ricordare che una cronologia definitiva delle mura di Padova è ancora da scrivere e la mostra non è che un punto di partenza per nuove ricerche e non un punto di arrivo.
Andrea Ulandi approfondisce poi un tema già accennato nel suo saggio in catalogo, occupandosi dell'impianto di produzione del salnitro, una struttura apparentemente secondaria all'interno del sistema bastionato, ma di importanza centrale, essendo il salnitro componente principale della polvere da sparo. Installato fin dalla metà del Cinquecento nella più grande delle due cittadelle e articolato nelimpianto vero e proprio di produzione, negli edifici destinati aa ospitare il personale e nelle stalle per gli animali, pecore soprattutto, che dovevano fornire la materia prima, avrà una storia complessa, che si chiuderà soltanto ai primi dell'Ottocento.
Adriano Verdi aggiorna i lettori sui risultati delle esplorazioni all'interno del torrione dell'Arena, compiute nell'ambito del progetto Padova Sotterranea condotto dal Comitato Mura e dal Gruppo Speleologico Padovano CAI e relaziona sul progetto preliminare presentato già alla precedente amministrazione, per lo svuotamento degli ambienti ipogei dall'acqua e dal fango. Si tratta di gallerie in ottime condizioni e di grande fascino che, rese agibili, aggiungerebbero un'altra preziosa perla alla collana che, in un fazzoletto di terra, racchiude tremila anni di storia della città, dal Museo Archeologico e dall'Arena romana, alla cappella degli Scrovegni, alla chiesa degli Eremitani, al Museo d'Arte, alle porte Contarine, fino al monumento all'11 settembre di Libeskind.
Infine Claudio Grandis indaga la complessa e per certi aspetti poco nobile vicenda della ripartizione degli oneri relativi alla costruzione delle mura e allo scavo e alla manutenzione delle fosse, che la Serenissima scaricò senza troppi scrupoli sulle spalle dei residenti del territorio: padovano ma non solo, se è vero che nel vicentino, a fine Cinquecento, il rifiuto di ottemperare agli obblighi portò alal condanna alal detenzione di vicari e podestà. E dai documenti vengono fuori imprevisti episodi di appropriazione indebita che coinvolgono personaggi del calibro di un Bartolomeo d'Alviano.
Invitiamo i lettori interessati a tenere d'occhio anche il prossimo numero di agosto (170), che ospiterà altri tre articoli riguardanti le mura.
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