La visita del 5 febbraio 2010 all’area archeologica all’interno dei locali della Ex Casa Vicariale dei Santi Fermo e Rustico, adiacenti a ovest alla chiesa di S. Fermo e oggi in uso alla Banca Popolare di Ravenna, si è rivelata ancor più interessante di quanto ci si potesse aspettare, in particolare per noi del Comitato Mura.
Gli scavi archeologici e lo studio degli elevati non hanno infatti rivelato “soltanto” i resti di una domus romana, il pavimento in tecnica mista (opus sectile e opus tessellatum) del X-XI secolo della chiesa di S. Fermo precedente all’attuale, orientata con abside a levante, tracce della sua facciata e del portico che la precedeva, nonché della seicentesca cappellina del battistero. Buona parte di quanto descritto è stato lasciato in vista dopo i lavori di restauro: in particolare il pavimento, interamente visibile grazie a un pavimento in vetro che copre l’intera superficie di un locale di rappresentanza.
Non solo all'interno del locale di ingresso si conservano le tracce di una torre, addossata alla cinta comunale, di cui un lungo tratto costituisce la parete nord del locale d’ingresso; torre che oggi fa da base al campanile della chiesa ed era forse una torre di guardia delle cinta stessa.
La vera sorpresa è stata, anche per noi, quella di scoprire le tracce di una ulteriore porta della cinta comunale, verosimilmente l’unica rimasta delle quindici porte minori, o portelletti (assieme a quella del castello, riscoperta anch’essa di recente). Si tratta della porta di S. Fermo, citata a partire da Giovanni da Nono, che permetteva di accedere ai molini a valle dell’omonimo ponte, nonché alle case in legno che ospitavano “un infinito numero di donne svergognate che per pochi soldi... (etc)”. Si nascondeva dietro un portale ad arco che all’esterno si presenta moderno, ma all'interno conserva tracce inequivocabili, come gli alloggiamenti dei cardini di un robusto portone e pochi resti di una scala che permetteva di superare il dislivello fra la riva esterna alle mura e la via interna, quasi due metri più alta.
Per il momento vi offriamo qualche immagine, con la promessa che sull’argomento torneremo prossimamente con maggiori dettagli.
La visita à stata guidata dall’arch. Mario Bortolami, Capo dell’Ufficio Tecnico dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, dalla dott.sa Angela Ruta Serafini e dal dott. Alberto Vigoni, rispettivamente direttore scientifico e archeologo responsabile dello scavo, iniziato nel 2000 e protrattosi fino al 2005. A tutti loro va un vivo ringraziamento, come pure alla Banca Popolare di Ravennail cui direttore e il cui personale ci hanno accolti e sopportati.
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