Il manifesto del convegno (scaricalo in fono alla pagina)(14 settembre 2019) - Potrà sorprendere che il Comitato Mura non figuri fra i promotori del convegno "Padova. Giustinianeo, Parco delle Mura e Nuova Pediatria" promosso dall’Ordine degli Architetti e da altre tredici entità sul tema dell’impatto del nuovo edificio di Pediatria su di un segmento importante, anzi cruciale, del Parco delle Mura e delle Acque, che si svolgerà martedì 17 settembre.

 

Il Comitato Mura ha sollevato il problema fin dalla primavera del 2017 (leggi), quando forse ancora era possibile "fermare il treno" (leggi). Nel corso di mesi frenetici l’associazione

ha avuto una serie infinita di incontri e confronti con tutti gli attori interessati, dal direttore dell’Azienda Ospedaliera, ai rappresentanti dell’Università, al Sindaco, vicesindaco e assessori di riferimento dell’Amministrazione Comunale, ad assessori e presidenti di commissione della Regione, fino al Governatore stesso, senza dimenticare il Soprintendente e i suoi tecnici e vari esponenti della complessa struttura del MIBAC, a livello regionale e nazionale.

L’associazione ha persino prodotto due diverse ipotesi progettuali, a titolo esemplificativo di approcci alternativi a quello scelto, che si sarebbero potuti adottare per arrivare allo stesso, irrinunciabile risultato, la realizzazione di una nuova struttura assolutamente necessaria, la pediatria e poi l’”ospedale della mamma e del bambino”, ma senza impattare in modo così violento, non solo sulle mura, patrimonio in fase di quanto mai tardiva riscoperta e valorizzazione, bensì sul tessuto urbanistico nel suo complesso.

Ne abbiamo ricavato, da parte dei diversi interlocutori, apprezzamenti e prese di distanza, incoraggiamenti a proseguire la battaglia e insulti gratuiti (si è detto che speculavamo sulla salute dei bambini), nel silenzio quasi assoluto delle associazioni che oggi a gran voce chiedono di cambiare rotta quando è probabilmente troppo tardi, visto lo stadio di avanzamento della progettazione e dei lavori di demolizione del vecchio edificio di pneumologia. Con la sola eccezione, ci fa piacere ricordarlo, di Italia Nostra, unica voce che si sia levata alta e forte (e che ci ha anche aiutati a coinvolgere un piccolo gruppo di altre entità e associazioni, che all’atto pratico non è però andato oltre la firma di un documento comune).

Siamo ben felici che da qualche mese, infine, tante associazioni ed enti abbiano finalmente fatto propria quella battaglia. E a questa tardiva presa di coscienza, e alle conseguenti iniziative, abbiamo offerto fino a oggi il massimo contributo, mettendo a disposizione il nostro patrimonio di conoscenza, dei dati materiali e di quelli storici, e la nostra prassi, caratterizzata da uno spirito costruttivo e collaborativo nei confronti di chi governa i processi decisionali, a livello sia tecnico che politico, alieno da toni polemici che si prestino ad essere interpretati come attacchi politici o, peggio, come mera ricerca di visibilità. Atteggiamento che abbiamo sempre tenuto con tutte le amministrazioni, di qualunque colore politico, e con chi rappresenta lo stato a livello territoriale in tema di salvaguardia dei beni culturali, ovvero la Soprintendenza.

La lettera-appello inviata alla Soprintendenza, in cui abbiamo faticato a riconoscerci e sulla cui opportunità abbiamo espresso riserve (come già su quella inviata al MIBAC), e che pure abbiamo infine accettato di sottoscrivere, per non interrompere un processo, comunque importante, di presa di coscienza, nonché una certa tendenza, da parte di alcune componenti, a pretendere di dettarci l'agenda, ci hanno però indotti a fermarci a riflettere, lasciando che il convegno, nel quale peraltro non faremo mancare la nostra voce, venisse organizzato e gestito da chi ritiene di conoscere gli argomenti e i toni più efficaci per ottenere un risultato concreto. Se così sarà, saremo i primi a congratularci del risultato. Prendiamo peraltro atto che, nel frattempo, il convegno ha spostato l’attenzione dalla Pediatria, più in generale al Parco delle Mura e delle Acque: un fatto positivo, anche in questo caso un’attenzione alquanto tardiva, da parte di alcuni dei promotori, ma ugualmente benvenuta, a un tema che il Comitato Mura porta avanti da una trentina d’anni, e più intensamente almeno dal 2014.

Pur in presenza di un fatto grave, gravissimo, come la ferita che l’edificio fuori scala produrrà nel corpo della città e nel Parco delle Mura e delle Acque, non siamo insomma disposti a rinunciare al nostro metodo, che è, in definitiva, quello della moral suasion: nei confronti di chi deve prendere le decisioni, anche quando non è culturalmente pronto a prenderle in modo consapevole; di chi, consapevole, non se la sente di mettersi contro tutti; di chi, pur volendolo, non dispone degli strumenti legislativi per poterlo fare.

Senza abbandonarci all’ossessiva ricerca del colpevole da additare all’opinione pubblica (volta a volta indicato in Azienda, Comune, Università, Regione, Soprintendenza), che non ci appartiene e che non porta ad alcun risultato utile. Perché tutti gli attori in scena sono colpevoli, a vario titolo. Nel senso che tutti sono responsabili della insana decisione che è stata presa, o della sua passiva accettazione. A partire dall’opinione pubblica, la cittadinanza, i singoli cittadini, assieme agli amministratori e a tutti quelli che hanno creduto, e ancora credono, di interpretare l’interesse della comunità, mentre stanno soltanto risolvendo d’urgenza un problema divenuto urgente per distrazione di tutti; risolvendolo infine al massimo per qualche decennio. Ma togliendo per sempre alla città un altro pezzo della sua anima, come è avvenuto nel corso del Novecento, con la cancellazione del quartiere Santa Lucia, e poi del Conciapelli, con il tombinamento dei canali e, infine, con la collocazione del “nuovo” ospedale, a fine anni Cinquanta, là dove ancora è.

Scelte scellerate, fatte “nell’interesse” dei cittadini, i cui figli ne pagano ancora le conseguenze.
 Perché il punto è questo: è la città nel suo complesso, a essere culturalmente in ritardo, rispetto a certe tematiche. E il fatto stesso che le associazioni e gli enti che oggi tuonano, giustamente, contro il progetto di pediatria, entità costituite da persone che gli strumenti culturali li avevano, si siano mosse con tanto ritardo, lo conferma.

Associazione Comitato Mura di Padova

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