Comunicato Stampa - 12 maggio 2007
In risposta alla lettera di Giustina Destro sul Gazzettino del 10 maggio 2007
Francamente, non ne possiamo più!
Non era sufficiente Franzin a tirare in mezzo ad ogni occasione il Comitato Mura come corresponsabile, secondo lui, dello “scempio” del torrione di S. Giustina? Ora ci si mette anche colei che è stata, di fatto, la maggior responsabile politica del dispendioso intervento.
Gentile Signora Destro, nell’articolo dell’altro giorno Lei ripete il ritornello franziniano della “condivisione” della nostra associazione nelle scelte effettuate per quel bastione, arruolandoci fra coloro che le avrebbero approvate.
La verità è un’altra, facilmente documentabile: è stata proprio la Sua Amministrazione a disattendere la convenzione di collaborazione, attivata dalla precedente Giunta, ignorandoci per tutto il corso del suo mandato, proponendo anche interventi - che si commentano da soli - come il parcheggio sotterraneo nella fossa di porta Pontecorvo.
Del resto, ci chiama "Comitato per le Mura", il che dimostra quanto bene ci conosca...
Lo ripetiamo ancora una volta (ma servirà?), la nostra "condivisione", della quale veniamo continuamente accusati da Franzin, si riferiva a quanto c’è stato detto e mostrato (mostrato assai poco) dall’Amministrazione comunale nel febbraio del 2002. Nel successivo luglio l’associazione ha ritenuto che “l’analisi dello stato attuale degli spazi ipogei – come appare dalle tavole del progetto definitivo – non sia sufficiente a giustificare le parti di nuova costruzione. Oltre al fatto che non è culturalmente ammissibile operare aperture arbitrarie che modificano il significato del manufatto, se poi venisse confermata l’autonomia delle due casematte, non risulterebbe corretto collegare due unità nate distinte”.
La nostra supposta "condivisione" era rivolta al progetto d’analisi (rilievo scientifico, indagine storica, saggi archeologici, ecc.) come c’era stato presentato, in vista di un “intervento rigoroso di restauro conservativo”, com’è riportato nel Suo bilancio di fine mandato “La città che migliora” a p. 67.
Potevamo prevedere che il restauro sarebbe stato poi attuato ben diversamente, cioè ricostruendo interamente il paramento esterno su oltre metà del suo sviluppo? NO, non potevamo. Avremmo "condiviso" il progetto se avessimo saputo come sarebbe stato poi realizzato? Ovviamente NO. Siamo stati ingenui nel credere a quanto ci veniva detto e mostrato? Può darsi. Ma all'epoca ci aspettavamo di essere riconvocati dopo le indagini preliminari, per esprimere un nostro parere sul progetto esecutivo.
Invece nulla, silenzio assoluto, anche dopo ripetute richieste d’informazioni.
Altri avrebbero forse sfondato porte e abbattuto cancelli per imporre la propria presenza. Noi siamo stati educati ad un diverso rapporto con le persone e le istituzioni e non è nostra consuetudine compilare pagelle. Se è questa è una colpa, bene, ci confessiamo colpevoli.
Visto poi il risultato, abbiamo fatto conoscere la nostra opinione in più occasioni pubbliche, che in questo caso non differisce da quella di altre associazioni: disastroso. Differiamo, è vero, nella proposta su cosa fare ora: conoscendo la limitatezza delle risorse a disposizione, oggi e nel prevedibile futuro, confermiamo quanto abbiamo già detto, cioè che ci sono decine d’interventi assai più urgenti, di pura manutenzione e salvaguardia, su bastioni e tratti di mura che rischiano di andare perduti per sempre se non s’interviene al più presto, rispetto al ripristino del S. Giustina (che di certo non corre ora pericoli di degrado...!) Anche perché, sia chiaro una volta per tutte, è un'illusione quella di poter ripristinare uno stato di fatto precedente che ormai è compromesso per sempre: si tratterà comunque di una ricostruzione, più o meno fedele all'originale, ma pur sempre ricostruzione. Si obietterà che in tal modo si avalla lo stato di fatto, che se non s’interviene subito il bastione rischia di rimanere così per sempre. Ne siamo consapevoli, ma francamente preferiamo correre il rischio e rimandare l'intervento a dopo che saranno stati compiuti almeno quelli più urgenti e indifferibili. Se poi il momento giusto non arriverà mai, ebbene, piuttosto che perdere altre parti della cinta muraria, preferiamo tenerci quel bastione com'è, a memoria futura di una scelta infelice compiuta dalla città: perché i suoi amministratori, la città, se li sceglie.
Associazione Comitato Mura di Padova
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