Per buona parte dei suoi quasi tre millenni di vita Padova si è caratterizzata come città d'acque, che dall'acqua traeva origine, essendosi sviluppata entro due anse del fiume Medoacus (l'antico Brenta) e dall'acqua traeva vita e ricchezza.

In epoca medievale e rinascimentale una fitta rete di corsi d'acqua interni, canali, bovette e fossi, innervava l'intera città, muovendo mulini, folli e magli e offrendo una comoda via per i trasporti.

Gli interramenti dei canali, iniziati nella seconda metà dell'Ottocento, e i tombinamenti, susseguitisi fino agli anni Sessanta del Novecento, hanno completamente stravolto la vita e l'immagine della città.

Il rapporto delle cinte murarie di Padova con il Bacchiglione, il fiume che, forse verso il 600 d.C. ha preso il posto del Medoacus/Brenta, e i canali che da esso derivano, è molto stretto.

Quelle medievali vi si sono adattate seguendone i corsi, quelle rinascimentali hanno al contrario determinato la deviazione di alcuni alvei.

In queste pagine cercheremo di delineare questo rapporto, non facilmente leggibile nella situazione idrografica attuale.

Nelle due tavole qui sotto, i canali all'interno e attorno alla città di Padova - quelli esistenti in tratto continuo, quelli tombinati o interrati in tratteggio.


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(rilievo fotogrammetrico, elaborazione A. Verdi)



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