Il Gazzettino 11 maggio 2016

(12 maggio 2016) - Le dichiarazioni dell’Assessore Botton, riportate dal Gazzettino di oggi, ci fanno particolarmente piacere, e per questo le segnaliamo volentieri a chi ci segue e ha a cuore il futuro delle mura di Padova.
Non tanto perché riassumono e ribadiscono ancora una volta le iniziative di ampio respiro che, come è noto, l’amministrazione ha preso e intende prendere nel prossimo futuro per la salvaguardia e la valorizzazione delle mura, la più recente delle quali riguarda l’illuminazione, che anche noi avevamo indicato fra le priorità nel Piano per il Parco delle Mura.
Ma piuttosto perché, prendendo spunto da una decisione che potrebbe apparire secondaria, come quella di eliminare definitivamente il vecchio bocciodromo di via Bronzetti, testimoniano concretamente come l’amministrazione abbia compreso il senso più profondo dell’operazione di recupero, materiale e culturale, delle mura. Nella direzione che il Comitato Mura (citato, non a caso, fra i consulenti che affiancano l’amministrazione), indica da trent’anni: quella cioè di considerare le mura non come un semplice manufatto architettonico, “un muro”, ma un sistema complesso, del quale fanno parte opere di ben più ampio respiro, da recuperare per quanto possibile, come, nel caso specifico, le fosse (ma non certo il “guasto”!). Non solo e non tanto per scrupolo filologico, quanto per aggiungere valore a un monumento che ha un forte carattere identitario per la città (le dà una forma planimetrica inconfondibile, che chiunque riconosce a  colpo d’occhio) e che, per gli aspetti di unicità che presenta e le sue inusitate dimensioni, potrebbe trasformarsi in un potente attrattore turistico, rivoluzionando l’immagine stessa di Padova. Passando, da scomodo ingombro a perno di una riqualificazione effettiva ed efficace dell’intera città.
Corretto anche il proposito di agire “senza forzare nessuno”, come abbiamo sempre sostenuto, approfittando però senza esitazioni delle opportunità quando esse si presentano, come nel caso del bocciodromo e, in un prossimo futuro, forse anche del campo di tennis.
Una volta che una sufficiente fetta di quel terreno che un tempo costituiva la fossa sarà stato così liberato da strutture, edilizie o d’altro tipo, sarà possibile riscavare la fossa, dando alle mura, che nel frattempo saranno state restaurate, il respiro di cui hanno bisogno per essere viste, godute e comprese.
Per il momento è già un segnale sufficiente la volontà di evitare nuove invasioni, anche da parte di privati, quando essi contravvengano a vincoli e disposizioni esistenti, come è già avvenuto con lo stop alla realizzazione di una recinzione in via Paolo Sarpi a ridosso del baluardo Moro I, ed è stato anche quello un ottimo segnale.
Più avanti, col procedere del recupero delle mura, sicuramente si presenteranno casi più delicati e complessi da affrontare, in particolare in presenza di edifici, ma l’importante è che siano stati individuati la via da percorrere e l’obiettivo da raggiungere.

Comitato Mura di Padova

 

Il Gazzettino di ieri 11 maggio 2016 e, a destra, una planimetria dell'area della fossa fra porta Savonarola e bastione Impossibile

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Il Gazzettino, 11 maggio 2016 Planimetria dell'area della fossa fra porta Savonarola e bastione Impossibile