(23 novembre 2015) - Quello delle tre rotonde che dovrebbero velocizzare il traffico lungo viale Codalunga, di cui si è parlato sui giornali qualche settimana fa, può essere, a prima vista, percepito come un semplice intervento di viabilità, ma può avere invece importanti ricadute sul recupero delle mura rinascimentali.
Qualsiasi progetto si voglia sviluppare su quell’area, infatti, dovrebbe cogliere l’occasione per integrarvi alcune scelte tese anche al recupero del tratto di mura dal torrione della Gatta fino alla posizione in cui era collocata porta Codalunga, attraverso interventi immediati o che predispongano le condizioni per azioni future.
In quel punto nevralgico si concentrano esigenze e opportunità diverse e solo in apparenza contrastanti, che, se poste su di uno stesso piano, senza privilegiarne una a scapito delle altre, possono invece trovare una felice convergenza e addirittura indicare una metodologia coerente, da replicare poi in casi analoghi, per ridisegnare la nostra città senza tradirne il carattere. Contribuendo a costruirne la futura immagine di città d’arte e di storia, senza necessariamente bloccarne o intralciarne il funzionamento di città viva e contemporanea.
La prima cosa di cui tener conto è la presenza delle mura, invisibili perché rase al suolo, ma ancora esistenti appena sotto la pavimentazione del viale (un recente intervento di sistemazione di una rete tecnologica ha permesso di verificarlo), con al centro porta Codalunga, demolita nel 1925. Questa è dunque un’occasione unica per ricomporre la continuità delle mura, in coerenza con il progetto di valorizzazione deciso dall’amministrazione. “Portando alla luce” le porzioni rimaste della porta e del ponte che, all’esterno di essa, oltrepassava la fossa. Intervento cui dovrebbero seguire la demolizione degli edifici che nascondono la cortina, ancora ben conservata, che accompagna il viale fino al torrione della Gatta, e l’allontanamento della strada dal torrione, permettendo lo scavo, almeno parziale, della fossa. Ciò renderebbe l’originaria imponenza al bastione simbolo delle mura di Padova, costruito nei pressi di quello che sostenne con successo l’assedio del 1509: un raro frangente della storia, quello dell'assedio, in cui la nostra città è stata al centro degli eventi. Proprio qui si è infatti giocata la sopravvivenza della Repubblica di Venezia.
Ma abbiamo poi anche un viale, viale Codalunga appunto, che va salvaguardato perchè costituisce il primo consistente intervento urbanistico sulla città ottocentesca dopo la costruzione della ferrovia Padova-Venezia. La nuova arteria, infatti, realizzando un collegamento con la stazione, apre la prima breccia nella cinta muraria, ma la sostituisce con una barriera, che conserva al suo centro la porta, sia pure aggiornata esteticamente. Della barriera rimangono tuttora le due garitte lungo i marciapiedi.
La realizzazione delle rotonde, quelle esterne effettivamente necessarie, non dovrebbe negare la continuità del viale e quel che resta del suo impatto scenografico, che, senza voler proporre risibili paragoni, seguiva però in qualche modo la logica del boulevard: basta guardare una vecchia cartolina per convincersene.
E infine, al posto della rotonda prevista all’incrocio con via Giotto, andrebbe studiata almeno un nuova pavimentazione stradale, per ridare a piazza Mazzini la dignità di un tempo, quando costituiva il primo spazio urbano che s’incontrava entrando in città.
Il piano per il Parco delle mura presentato lo scorso anno dalla nostra associazione e fatto proprio dall’amministrazione prevede già una proposta di soluzione della viabilità intorno allo snodo della scomparsa porta Codalunga. Qui se ne propone una versione aggiornata che prende in considerazione anche la presenza del ponte.
Qui sotto la proposta del Comitato Mura (cliccare sull'immagine per ingrandirla)