(28 gennaio 2018) - Solo poche settimane fa avevamo plaudito, con ingenuo entusiasmo, alla scelta dell’ospedale “a due poli”, perché sembrava permettere e promettere una riduzione delle esigenze volumetriche in un’area delicata, il cui recupero appare, non solo a noi, come un’esigenza imprescindibile nel quadro di quel generale ridisegno della città che potrebbe e dovrebbe ruotare intorno al Parco delle Mura e delle Acque. Ci eravamo anche rallegrati degli espliciti, rassicuranti riferimenti al Parco contenuti nei documenti e nelle dichiarazioni pubbliche dei diversi attori coinvolti nella complicata trattativa.
Eravamo convinti che, coerentemente con quelle dichiarazioni, si sarebbe prodotta una opportuna pausa di riflessione riguardo al progetto della nuova pediatria. Che invece sta rapidamente procedendo ed è ormai giunto alla fase di concreta progettazione. Quell’edificio fuori scala, ideato e deciso in fretta, sulla spinta di un’urgenza oggettiva, ma collocandolo nel primo spazio venuto in mente, senza tenere in alcun modo conto del contesto, salvo il vincolo della distanza di 26 metri dalla cortina rinascimentale (ma assai meno dal baluardo Cornaro, che nel frattempo si dice e si ripete di voler “liberare” e recuperare...) va nella direzione opposta all’idea stessa del Parco. Si dice di voler valorizzare le mura e si costruisce a pochi passi uno smisurato parallelepipedo che le degrada a insignificante muretto di cinta?
Paradossalmente, tutti gli attori della vicenda, consultati uno a uno, hanno convenuto che l’effetto sarà devastante e che in effetti gli stessi volumi si sarebbero potuti (e ancora si potrebbero!) realizzare diversamente e altrove, per esempio nell’area dell’attuale obitorio. Ma nessuno di loro ritiene di essere in grado di fermare il treno in corsa, e neppure di provarci. Ma su quel treno ci siamo noi cittadini, tutti, c’è la nostra città, c’è il nostro futuro. E quel treno andrà a schiantarsi. A quel parallelepipedo ne seguiranno fatalmente altri, vedrete, perché “tanto ormai...”. E il Parco delle Mura resterà per sempre zoppo.
La proposta progettuale elaborata dal Comitato Mura esemplifica l’approccio giusto, la via da percorrere. Quella di una progettualità integrata, che attribuisca pari dignità alla ristrutturazione ospedaliera e al Parco delle Mura, senza subordinare l’uno all’altra. Un approccio, un metodo, che consiste nello sforzo di coniugare l’utile... all’utile: le esigenze della Sanità a quelle della storia e della bellezza. Senza le quali Padova non riuscirà mai a decollare sul mercato turistico, unica risorsa costante e affidabile di cui l’Italia intera dispone, ma che la nostra città ha finora costantemente sottovalutato, in un gioco autolesionistico senza fine e senza senso.
Fermate il treno!
Ugo Fadini
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